La frutta esotica nel futuro dell’agricoltura. Il mare come "fabbrica" dell’energia pulita

Analisi sulle azioni virtuose e le opportunità che, insieme ai riflessi negativi , potrebbero incidere sugli orizzonti della nostra economia

Alessandro Ferrante

Alessandro Ferrante

La Spezia, 4 settembre 2022 - I cambiamenti climatici provocano danni, oltreché all’ambiente, al tessuto economico. I ristori da stato di calamità, col trend che si delinea all’orizzonte, sono destinati a non bastare più per rimettere in sesto le imprese colpite da questo o quell’evento estremo e irrituale. "I mutamenti delle dinamiche dell’atmosfera si fanno sfida, soprattutto, per l’agricoltura: difficile resistere, fondamentale reagire, per salvaguardare i prodotti tipici ma anche per guardare oltre gli stessi, là dove la linfa dell’acqua è destinata a farsi sempre più cara e costosa occorre gestirla al meglio" dice il vicepresidente della Conferazione italiana agricoltori della Liguria di Levante Alessandro Ferrante, presidente della Sicomoro, società emanazione della Caritas, impegnato i diversi progetti agricolo-solidali, fatti anche di sperimentazione.

Come quelli che la cooperativa Sicomoro ha in mente di sviluppare nell’area dei Colli attigua alle caponiere di recente aggiudicazione sulla base del progetto sociale vincitore del bando. "Stiamo lavorando alla coltivazione di specie di frutta che sono meno abbisognevoli di acqua. Nessuna mutazione genetica, solo varietà naturali che necessitano di un’irrigazione contenuta".

Frutti esotici in dirittura d’arrivo?

"Al sud, dove c’è ancora più caldo, già accade. Stiamo osservando con attenzione quelle esperienze. Certo in parallelo occorre individuare soluzioni per accrescere la fruizione idrica".

Come?

"Realizzando invasi capaci di tesaurizzare i picchi di acqua piovana per la futura alimentazione dei campi: bisogna fare tesoro della progettualità del Canale Lunense. Ci sono poi da combattere gli sprechi e da cogliere le opportunità che arrivano da Madre Natura e dalle tecnologie dell’uomo".

Esempi?

"Ci sono flussi di acqua che sgorga dalla roccia che si perdono in mare mentre potrebbero avere un utilizzo agricolo; penso alle fonti del Canneto e di Monesteroli nelle Cinque Terre. Quanto alle tecnologie al servizio dell’agricoltura, ci sono quelle per la depurazione delle acque reflue. Il risultato è quello di acque utili e nutrienti per i campi".

Si dice però che, nonostante la siccità, la vendemmia stia rendendo bene?

"E’ stata salvata dalle ultime piogge. Penso che di questo passo occorrerà consolidare la coltivazione di uva meno bisognosa d’acqua".

Dalle vigne della terra a quelle del mare il passo è lungo. Ma i problemi da surriscaldamento sono analoghi: ad andare in sofferenza sono muscoli e ostriche. Non solo per gli effetti diretti della temperatura ma per la voracità delle orate indotta dalla stessa: "Agli assalti ai vivai quest’anno sono stati più disastrosi del solito. Siamo sull’ordine di una perdita del 60 per cento. C’è chi ha perso tutto".

Che fare?

"Confidare - dice Paolo Varrella, elemento di spicco della mitilicoltura e dell’ostricoltura- nelle attenzioni verso la categoria, ossigenare il mare e, con approccio innovativo ed ecologico al problema, cogliere nel fenomeno dell’innalzamento della temperatura del mare nel golfo, bel 8 gradi in 15 giorni a maggio, un’occasione per produrre energia pulita".

Come?

"Con le pompe di calore; in Norvegia già lo fanno. Noi verremmo sperimentare".