REDAZIONE LA SPEZIA

Lsct, verso l’intesa sulla nuova concessione In gioco investimenti, lavoro e funzioni green

Il ceo Alfredo Scalisi incontra i sindacati sulla via della chiusura del cerchio con l’Autorità di sistema portuale dopo gli accordi di luglio

"Stiamo lavorando e lavoreremo gomito a gomito con l’Autorità di sistema Portuale per dare corso alla puntuale attuazione dell’accordo procedimentale di luglio per il rispetto del cronoprogramma agli atti. Stiamo facendo la nostra parte con impegno. La collaborazione è fondamentale...". Lo ha detto l’amministratore delegato di Lsct Alfredi Scalisi ai sindacati venerdì scorso nell’incontro programmato per illustrare le prospettive di sviluppo nei prossimi anni del terminal container sulla via dell’espansione. Al tavolo c’erano Marco Furletti (segretario della Uil Trasporti), Marco Moretti (Fot Cisl) e per la Cgil il delegato della Rsa Gabriele Pereddu. "Siamo soddisfatti dell’incontro. Ora attendiamo fiduciosi la sottoscrizione del nuovo accordo sostitutivo tra Adsp e Lsct; immediatamente dopo torneremo ad incontrarci per affrontare il tema dello sviluppo occupazionale legato all’attuazione del piano industriale" sostiene Furletti plaudendo al rinnovato slancio delle relazioni sindacali "che - dice - costituiscono elemento fondamentale per lo sviluppo del nostro porto". Il conto alla rovescia per il nuovo "accordo sostitutivo" è, dunque, iniziato. Da esso scaturiranno gli elementi compositivi per la rimodulazione della concessione demaniale rispetto all’iniziale intesa del 2012, ripuntualizzata nel 2016, che aveva stabilito la sua durata fino al 2065.

Gli elementi in gioco da cui discenderà l’intesa sono tre: l’ammontare degli investimenti per l’espansione e l’infrastrutturazione del terminal destinato a crescere nell’area delle marine storiche del Canaletto, la crescita occupazionale, i progetti di mitigazione dell’impatto ambientale delle attività.

Il confronto è in corso; ci sarebbe una data indicativa per chiudere l’accordo: a metà di febbraio. Di certo Lsct intende bandire la gara d’appalto per i lavori a metà aprile e iniziare gli stessi il prossimo ottobre, traguardando l’entrata in funzione del nuovo terminal nel primo trimestre del 2025; l’effetto indotto sarebbe l’aumento dei traffici, a regime, fino a 2 milioni di container, rispetto al milione e 400mila attuali. E’ quanto previsto nel cronoprogramma stabilito a luglio nell’ambito della tabella di marcia che ricomprende gli adempimenti connessi: il rilascio il primo settembre prossimo di altri 1.500 metri quadrati di Calata Paita per l’avvio dei lavori del nuovo molo crociere (dopo i primi 5.000 ad inizio anno, oggetto ora dell’infrastrutturazione temporanea a cura di Adsp sulla via dell’affidamento gestionale) e il rilascio degli altri 41.500 a chiusura del cerchio, il primo settembre 2023, per il futuro urbano della Paita.

"Manterremo fede agli impegni" assicura Scalisi che non appare preoccupato per quello che è già uno slittamento tempistico: ad inizio anno avrebbero dovuto iniziare le opere di demolizione delle marine storiche. "Si tratta di ritardi assorbibili nell’ambito nell’arco temporale proiettato all’inizio dei nostri lavori" dice comprensivo delle problematiche. L’attesa è anche per l’esito della campionatura dei fondali oggetto dei dragaggi, là dove il riempimento – per la connessione del Fornelli al Ravano e l’espansione del terminal – comporta la necessità di 200250mila metri cubi di materiale da allocare. Potrebbe essere lo stesso dei dragaggi antistanti, con conferimenti a chilometro zero. Ma finchè non ci sono certezze sul grado di inquinamento non si può dire. "In ogni caso - puntualizza Scalisi - stiamo studiando anche la possibilità di conferimenti alternativi". Che avrebbero un costo superiore. La circostanza è destinata ad incidere anche nell’"accordo sostitutivo". Intanto è arrivato sul tavolo della commissione dei lavori pubblici del Ministero delle infrastrutture il progetto definitivo delle opere in capo ad Lsct per il disco verde finale, propedeutico alla gara, da svolgersi, seppur se i capitali sono privati, con le regole del codice degli appalti. Il dopo sarà questione di altre sinergie, questa volta fra i cantieri a terra e sul mare.

Corrado Ricci