REDAZIONE LA SPEZIA

"Lasciata a casa dopo 29 anni di lavoro. Con due figli e un mutuo da pagare"

La testimonianza di Graziella, una delle 120 operatrici socio sanitarie al palo dopo il concorso regionale

Oss sul baratro

La Spezia, 1 giugno 2022 - Ha 49 anni e da quando ne aveva 19 anni ha sempre lavorato per Coopservice. Ha iniziato dai gradini più bassi facendo le pulizie nel vecchio ospedale San Bartolomeo. Poi è diventata ausiliaria e successivamente è passata al multiservizio. Un impegno costante fatto di dignità e rigore. In 29 anni di lavoro è rimasta a casa in malattia soltanto per il periodo complessivo di un anno: due attacchi ischemici e un incidente stradale. Poi sempre al lavoro. Nel 2004, per un anno, ha studiato a Massa ottenendo la qualifica di operatore socio sanitario e da lì un cambio di passo in meglio, nel 2010 arriva il riconoscimento in busta paga. E con il miglioramento della remunerazione la possibilità di accedere a un mutuo per comprarsi la casa. Graziella Lio, una bella signora di quasi cinquant’anni fa parte di quelle 120 oss che da oggi non hanno più un lavoro.

La realtà per quanto già complicata diventa un incubo. "Mi ero preparata per l’esame lavorando e destreggiandomi tra le difficoltà famigliari visto che nel frattempo mi sono separata anche da mio marito – spiega consapevole di aver fatto tutto il possibile e nello stesso tempo di aver subito una grave ingiustizia –. Le lascio immaginare le difficoltà. Poi quando arrivo a dare l’esame mi hanno fatto sedere, insieme ad altre colleghe, su delle gradinate del palazzetto dello sport a Genova con una tavoletta di legno sulle gambe. Non le dico il disagio. Poi queste domande a risposta multipla – e resto del parere che alcune di essere non tornavano –, dovevamo fare i conti anche con uno dei supervisori che ogni tanto urlava “mancano tot minuti!“ Difficile concentrarsi, per me è stato un concorso scandaloso". Durante la pandemia non si è tirata indietro, come le sue colleghe si è rimboccata le maniche non risparmiandosi.

"Nel nostro lavoro siamo abituate a coprire turni di dodici ore al giorno e capitava anche di svolgere mansioni che non erano neppure di nostra competenza. Ora dopo quasi trent’anni di lavoro mi ritrovo a casa, disoccupata, con due figli adolescenti e un mutuo di circa 900 euro da pagare tutti i mesi. In questa situazione non mi resta altro da fare che vendere la casa prima che mi venga portata via – aggiunge Graziella –". Cassa integrazione o licenziamento? "Be di certo con la cassa non ci pago né il mutuo né ci mangiamo io e i miei figli – aggiunge –. Mi è stato fatto un conteggio prenderò circa 800 euro al mese... È un grosso problema per me e per le altre mie colleghe. Moltiplichi la mia situazione, non ci sono soltanto io in questa situazione. Sono diverse le donne sole con i figli. Ora mi è stato prospettato il lavoro nelle Rsa ma il problema è riuscire a reggere. Per quel genere di mansione servono giovani perché spesso si ha a che fare con persone anziane che devono essere prese di peso. Non è facile alla mia età. Il fisico ne risente".Una qualche speranza le 120 oss l’avevano riposta nel ricorso al Tar su presunte irregolarità durante lo svolgimento del concorso pubblico per l’assunzione di 159 figure professionali svoltosi nel 2021. Ma nel marzo scorso il tribunale amministrativo di Genova lo ha rigettato.

Un’altra opportunità alle oss potrebbe essere arrivare da un emendamento della Regione che concederebbe all’azienda sanitaria spezzina di procedere ad ulteriori assunzioni andando a pescare il personale tra le 120 operatrici lasciate a casa. Il concorso infatti espletato nel 2021 prevede l’ingresso al lavoro a Spezia di 159 oss. Un numero insufficiente per il reale fabbisogno dell’Asl5. "Potrebbe essere una soluzione ma anche qui c’è chi rimarrebbe fuori – prosegue Graziella Lio –. Ma temo che sia solo un parlare. Le cose vanno messe per iscritto. E’ questo che si dovrebbe fare ma ci vuole la volontà politica. Insieme a delle mie colleghe abbiamo assistito a un consiglio comunale a Spezia dove la nostra situazione si sarebbe dovuta discutere alle 11 di sera. Abbiamo chiesto che l’argomento venisse anticipato perché il giorno dopo saremo dovute andare al lavoro. E invece hanno preferito parlare di spazzatura e ci hanno tenuto lì fino all’una di notte".

Anna M. Zebra