Grillo: "Prima mi cercano, poi resto fuori"

Amarezza nelle parole dell’ex senatore, che non risparmia accuse. "Con questa legge va in Parlamento chi è nominato dai partiti"

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Preferirebbe non spendere parole sulla vicenda della sua candidatura, prima richiesta e poi rifiutata dopo il niet del commissario regionale Udc, nelle cui file avrebbe dovuto correre alla politiche. Luigi Grillo, già senatore, sottosegretario, assessore regionale e consigliere comunale, alla fine però non rinuncia a qualche considerazione, non proprio benevola sull’accaduto. "La realtà – dice – è che io sono stato cercato, il segretario nazionale dell’Udc mi ha proposto la candidatura nel collegio e io ho dato la mia disponibilità. Poi, a poche ora dalla chiusura delle liste, mi è stato detto che non c’erano più le condizioni e ho scoperto che il mio nome non era fra i candidati. Non entro nel merito dei singoli comportamenti, mi limito solo a dire che i partiti non sono più istituzioni democratiche ma strumenti in mano a poche persone che non esercitano la funzione cui dovrebbero essere chiamate. Il vero nodo è questo. Prima erano i partiti a selezionare la classe dirigente, mi sa dire da quanto tempo Forza Italia, Udc, Lega e via dicendo non celebrano congressi per l’individuazione degli organismi dirigenti? Tutto questo in violazione dell’articolo 49 della Costituzione".

E quindi?

"E’ la legge elettorale che va cambiata, con quella attuale in Parlamento vanno non gli eletti democraticamente ma i nominati, che vengono messi in testa alla lista dal capobastone di turno".

Ma perché il ripensamento sulla sua candidatura?

"Guardi, ho fatto politica 15 anni in Comune, 7 in regione, 27 in Parlamento, mi manca solo di aver fatto il ministro, questo per dire quanto interesse avevo a questa candidatura. Ripeto: mi hanno cercato, poi all’ultimo momento mi hanno detto no grazie, ci siamo sbagliati, e tutto perché di traverso si è messo un signore mai eletto, neppure in un comitato di quartiere, nonostante fossero d’accordo i dirigenti Udc di tutte le province liguri, esclusa Genova".

Amareggiato?

"Figuriamoci. Mi ero preparato a un mese di campagna elettorale, rinunciando oltretutto ai miei nipotini. La politica è una cosa seria e se prevalgono demagogia e populismo corriamo seri rischi. Non ci si rende conto che stiamo vivendo una crisi terribile, con un debito pubblico a tremila miliardi. L’Europa ci sta salvando e giustamente pretende comportamenti coerenti, per questo non possiamo correre dietro a chi predica solo riduzione delle tasse senza dire quali spese tagliare, con l’inflazione più alta degli ultimi 30 anni, una crisi energetica spaventosa, ma con il Pd che contrasta i termovalorizzatori".

Franco Antola