
(Foto Frascatore)
Che volete che ci sia di così interessante a Pegazzano da farci un passo per visitarlo? Il quartiere appare austero e un po’ grigio, fatto di caseggiati nati tra Otto e Novecento, nei pressi dei più antichi insediamenti, per ospitare ancora maestranze attratte dallo sviluppo vorticoso di Spezia, capitale della Marina militare e della moderna meccanica. Pensatela come volete, ma un giretto a Pegazzano, anzi Pega per gli amici, ve lo consigliamo. Se non altro per respirare l’aria della vecchia Spezia dalle parti dell’antica Locanda del Moccia con il suo pergolato, oggi riconvertita a più moderne funzioni di B&B. Per dare un’occhiata al Cantiere, piccolo complesso abitativo con i suoi ballatoi e le viuzze convergenti sulla corte, nato per ospitare gli operai che costruivano la galleria ferroviaria.
Oppure, per rifarvi gli occhi con una vista tanto incantevole quanto unica, salite al montetto dove c’è il faro della Marina che guarda il Golfo. Varrebbe la pena farci un salto, a Pega, solo per toccare l’iscrizione del 1348 con cui la comunità della contrada, risparmiata dalla pestilenza, rende onore a San Michele. E se può far piacere passeggiare respirando storia, le occasioni qui sono succose. Nel 1968 per puro caso si rinviene sull’altura di Costa di Murlo la Tomba del guerriero (IV secolo a.c.), ora conservata nel nostro Museo Formentini. A fine Ottocento invece, nella bellissima grotta subito sopra Pegazzano, vennero rinvenuti i resti dell’orso ’speleo’, anche questi conservati nel Museo del castello. Già, quell’orso divenuto un po’ il ‘brand’ di Pega, che è il protagonista di una vecchia canzonetta della spezzinità: "sensiati e dotoi, capie ne san che bestia sia l’orso trovà a Pegazan...". Orso che, girando per il quartiere vede le più belle ‘fanteleì della città e allora indossa una divisa da ufficiale di Marina per farsi bello di fronte a loro.
A proposito di Marina, forse non tutti sanno che prima ancora dei marolini a insorgere contro la Regia forza armata al grido di Murati vivi furono proprio i pegazzanesi di fine ottocento. Lo rivela un bello studio di Giacomo Bertonati, in cui si racconta come il disegno della cinta fortificata a difesa dell’Arsenale tagliasse fuori Pegazzano costringendo gli abitanti a una lunga circonvallazione per raggiungere il centro cittadino. Bene, tosti i pegazzanesi, sostenuti da autorevoli esponenti della politica e della cultura cittadina, costrinsero a una clamorosa revisione del progetto e a realizzare il varco all’incrocio tra via Baracchini e via XV giugno che rimase tale fino ai primi anni Settanta, quando, fu demolita parte delle mura per dar vita alle cosiddette vasche, area panchine e giochi su cemento.
Il varco suddetto era lì dove oggi ancora rimangono i resti del vecchio ionizzarore, (nella foto), quello che a Pegazzano chiamano l’acquedotto o il filtro. Un pezzo di archeologia industriale che, chissà perché, la Marina non ha mai voluto retrocedere alla città. Insomma, inutile che facciate gli scienziati e i dottori che "capie ne san", Pega è Pega e non ha nulla da invidiare agli altri quartieri della vecchia e della nuova Spezia.