
Chiuso da ieri per il Covid il terzo piano del Don Gnocchi di via Fontevivo con 26 posti letto a bassa intensità. Oltre una ventina i contagiati: tre medici, una decina tra infermieri, tecnici e personale delle pulizie. Positivi anche alcuni pazienti. L’ultimo è stato trasferito ieri in un altro centro e da qui la decisione di chiudere tutto il piano che ospita la bassa intensità in attesa della disinfezione dei locali. A casa il personale risultato positivo al tampone. Al lavoro ne sarebbero rimasti soltanto tre. Difficile anche poter risalire al primo contagio con tutta probabilità verificatosi a ridosso delle festività natalizie e sembrerebbe dovuto a un trasferimento dall’ortopedia della Spezia al centro di riabilitazione. Anche se il tampone eseguito prima della dimissione dal reparto del Sant’Andrea, almeno stando ad una prima informazione, sarebbe risultato negativo.
Insomma le incertezze non mancano. Certa e è invece la fase finale dei fatti con un reparto decimato e sprangato. Ma molte restano le cose ancora da chiarire. E tra queste i percorsi riservati al pulito e allo sporco e così importanti quando si parla di strutture sanitarie. È il caso dell’uso degli ascensori usati sia per il trasporto di pazienti sia per trasportare i carrelli con la biancheria pulita e sporca. Certo il Don Gnocchi non accoglie positivi ma un incidente di percorso può sempre succedere e prevedere percorsi differenziati è di vitale importanza in situazione di emergenza come quella che si sta vivendo da un anno a questa parte in tutto il nostro Paese. Intanto nelle ultime ore un tecnico ha fatto un sopralluogo all’interno della struttura di via Fontevivo per ridisegnare spazi e percorsi. Non dimentichiamo che al suo interno si svolgono quotidianamente sedute di riabilitazione in day hopital.
Nel frattempo a prendere posizione su quanto sta accadendo all’interno della struttura è la Federazione regionale dell’Unione sindacale di base (Usb) che in una nota scrive: "L’Unione sindacale di base è solidale con i lavoratori e i pazienti della Fondazione Don Gnocchi. Ci chiediamo come possa essere scoppiato un focolaio di Covid -19 dentro la struttura di via Fontevivo, che ha portato alla chiusura di un inetro reparto. Ci auguriamo che la responsablità non venda data sistematicamente ai lavoratori, che stanno già pagando in pima persona con la loro salute. Chiediamo alla Fonazione la massima trasparenza e il maggiore impegno possibile per la tutela della salute e della sicurezza degli operatori e dei degenti".
Degenti che, da quando è scoppiato il cluster, sono stati via via trasferiti in altre sedi. Chi a Marina di Massa, chi a Fivizzano e chi a Genova. Per quanto riguarda il personale è già stato sottoposto ad un primo tampone e altri ne seguiranno nei prossimi giorni. Da tutto questo caos restano esclusi i pazienti nei reparti dedicati alla media - alta intensità e ai comatosi dove tutto prosegue regolarmente e nessuno è risultato contagiato, almeno per quanto è dato sapere.
Resta invece sempre alto il numero dei ricoverati all’ospedale San Bartolomeo di Sarzana. Anche il reparto di Uro-chirurgia, itnanto, è stato trasformato in reparto Covid. Nel nosocomio sarzanese è da oltre un mese che i malati Covid non scendono al di sotto delle 100 unità. In questo momento sono 125 i degenti presenti in ospedale ma si sono toccate anche punte di 140 e 160 nei momenti di grave crisi pandemica. Libero dal Coronavirus è rimasto soltanto il reparto multidisciplinare. Insomma una situazione decisamente difficile aggravata anche dalla cronica carenza di personale medico, infermieristico, tenico e socio sanitario.
Anna M. Zebra