CORRADO RICCI
Cronaca

Cadavere in mare, il mistero s’infittisce. Non è quello del velista scomparso

La svolta dopo la comparazione dei Dna. Le piste aperte

Il momento in cui il cadavere venne trasferito in porto

Deiva Marina (La Spezia), 24 ottobre 2018 – Si infittisce il mistero del cadavere in avanzato stato di decomposizione recuperato il 23 settembre al largo di Deiva Marina. Ciò avviene per effetto di una svolta investigativa: il corpo non è quello dell’imprenditore modenese Pietro Fogliani (nella foto), 56 anni, titolare delle Ceramiche Serra, di cui non si hanno tracce dal 21 agosto scorso, dopo la partenza da Porto Lotti e il rinvenimento del suo yacht a vela di 14 metri Lulubelle (battente bandiera francese) spiaggiato davanti al litorale di Vada, in provincia di Livorno, col motore spento, senza nessuno a bordo e uno spicchio di vela (il fiocco) aperto.

Pietro Fogliani, 56 anni, imprenditore nel mondo della ceramica
Pietro Fogliani, 56 anni, imprenditore nel mondo della ceramica

La comparazione fra il suo Dna (estrapolato da elementi biologici rinvenuti a bordo dello yacht) e quello repertato dal cadavere scoperto in mare ha escluso che si tratti della stessa persona. Già all’epoca del rinvenimento del cadavere al largo di Deiva i carabinieri erano scettici sulla possibilità che lo stesso fosse quello di Fogliani: questione di statura diversa. Ma pur sempre il pm Federica Mariucci, per scrupolo, aveva disposto la comparazione tra Dna: l’ha eseguita il biologo Ugo Ricci dell’Ospedale Careggi di Firenze. Ora c’è la prova. E, in pari tempo, l’obiettivo di risalire alla reale identità del cadavere. Per questo sono in corso accertamenti con tutte le procure delle città limitrofe alla Spezia per risalire alle persone di cui esiste denuncia di scomparso. Una verifica porta anche a Mentone, in Francia, da dove manca all’appello un residente.

Dall’autopsia effettuata dall’anatomopatologa Susanna Gamba su quel che restava del cadavere rinvenuto in mare è emerso che la morte sia avvenuta per annegamento. Sul corpo non sono stati trovati segni di violenza. Attorno alla vita era stretta una cintura di piombi. Ciò lascia ipotizzare che la morte sia conseguenza di un’immersione subacquea. Sotto la vita anche un marsupio, all’interno di esso un coltello da cucina, altro elemento compatibile con un’immersione subacquea finita in tragedia. Sempre contenuto nell’involucro, c’era un proiettile di fabbricazione francese, dentro una piccola scatola trasparente. Circostanza questa che induce a battere anche la pista dell’uomo scomparso da Mentone, nell’agosto scorso.

Al momento del ritrovamento del corpo, alla luce della presenza dei piombi attorno alla vita, non si poteva escludere a priori un omicidio col tentativo di occultare il mare il corpo, poi riemerso per effetto del rigonfiamento indotto dalla lunga presenza in acqua. Ma, come detto, l’autopsia aveva poi escluso un decesso da azione violenta.

La rosa degli scomparsi attenzionati dai carabinieri ha intanto restringendosi a tre persone. Ma nulla filtra sulla loro identità.