Bombe d’acqua localizzate e siccità "Dalla sfida climatica all’azione"

Così la Fondazione Cima delinea il futuro della Liguria e chiama la politica a gestire i cambiamenti. Ferraris: "Vincoli e occasioni per il tessuto economico di tutta la nostra regione, che va ripensato"

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La tempesta di vento che ha fatto filotto di alberi di Marinella e scoperchiato decine di tetti a Luni, le palle di grandine (per dimensioni simili a quelle da tennis) che in Alta Val di Vara hanno devastato colture e distrutto i vetri delle auto.... Fenomeni meteo recenti (18 agosto)le cui ferite sul territorio sono ancora aperte, insieme a quella inferta alle colture per la prolungata siccità. Campanelli di allarme del clima che cambia. "Un cambiamento che impone il ripensamento dei comportamenti individuali, dei modelli di sviluppo e un nuovo approccio al tema: individuare una cabina di regia per il concerto delle azioni politico istituzionali funzionali a prevenire le emergenze e ad attuare le misure di adattamento ad esse; c’è da agire finché siamo in tempo" parola di scienziato. Lui è Luca Ferraris, presidente della Fondazione Cima - Centro internazionale di monitoraggio ambientale, con sede a Savona - alla vigilia del convegno nel quale sarà presentato lo studio effettuato sugli scenari climatici futuri in Liguria, commissionato dalla Regione: un lavoro frutto di tre anni di analisi meteo dal 1961 ai giorni nostri fino a delineare, attraverso sofisticati modelli matematici, il clima futuro sulla nostra regione. L’orizzontale temporale è quello dei prossimi 50 anni.

A cosa assisteremo?

"Ad un aumento medio della temperatura di due gradi e più nel nostro entroterra. Sembrano pochi, ma l’incidenza è notevole. Ciò significherà assenza della neve in inverno, che è acqua che mancherà in estate, un deficit idrico, tanto più accentuato nella misura in cui varieranno le precipitazioni".

Come?

"Intense e localizzate nel Levante; meno frequenti nel ponente, che soffrirà maggiormente periodi di siccità, comunque diffusa su tutto il territorio ligure, stante i lunghi periodi di assenza delle precipitazioni".

Che fare?

"Prendere consapevolezza dei mutamenti climatici come sta facendo la Regione e agire"

Come?

"Con comportamenti individuali e collettivi fondati sulla preoccupazione (in senso etimologico occuparsene prima). Con azioni preventive strutturali e non strutturali per evitare di dover sempre rincorrere le emergenze. Occorre prevenire le stesse e anticipare le misure da adottare. Pensiamo al tema cardine della risorsa acqua: sarà sempre di meno e costerà sempre di più. Bisogna agire prima che sia troppo tardi".

In che modo?

"Contrastando gli sprechi, recuperando all’uso sorgenti dimenticate e i saperi locali, dando un futuro irriguo alle acque depurate, modificando però anche le pratiche agricole e più in generale il nostro modello di sviluppo".

Un futuro drammatico da affrontare, insieme al nodo del costo dell’energia...

"I temi, dalle genesi diverse, si intrecciano e rendono ancor più urgente intervenire, pensando non solo alle criticità da fronteggiare ma alle opportunità da cogliere".

In che senso?

"Pensi all’aumento delle temperature in inverno: un’occasione per allungare la stagione turistica. Una rivoluzione per l’entroterra, benefici da cogliere nelle comunità montane. Noi mettiamo a disposizione gli studi. Alla politica compete decidere".

Sollecitazioni a questa?

"Occorre una cabina di regia, un tavolo di confronto permanente tra istituzioni diverse ma chiamate, ognuna per le sue competenze, a farsi carico della sfida".

Indicazioni?

"Sicuramente la Protezione civile ha un bagaglio di esperienze e un modus operandi che favoriscono la visione d’insieme, le interazioni, l’azione preventiva".

Corrado Ricci