Scomparsa da anni, il caso si riapre: un indagato per la vicenda Corvi

Donna sparì nel 2009 in Umbria. Sarà ascoltato un pentito di 'ndrangheta

Barbara Corvi (da Chi l'ha visto?)

Barbara Corvi (da Chi l'ha visto?)

La Spezia, 30 luglio 2020 - Un giallo che ora, dopo 11 anni, sembra riaprirsi. E' il mistero della scomparsa di Barbara Corvi, sparita nel nulla il 27 ottobre del 2009 in provincia di Terni.

Sarà interrogato nella giornata di venerdì in Procura alla Spezia, un pentito di 'ndrangheta che vive in una località della provincia ligure. L'uomo, per il caso Corvi, è indagato con l'accusa di omicidio volontario in concorso con altra persona al momento ignota. Lo riporta Il Secolo XIX.

L'indagato sarebbe un parente del marito della donna inserito fino a poco tempo fa in un programma di protezione. Della vicenda si era occupata anche la trasmissione 'Chi l'ha Visto?', dove all'inizio dell'anno le sorelle della donna, che all'epoca aveva 35 anni, avevano annunciato di aver chiesto alla Procura di riaprire il fascicolo archiviato.

La famiglia ha sempre rifiutato di credere a un allontanamento volontario. Il marito, cresciuto in una famiglia vicina alla malavita ma da cui aveva preso le distanze, aveva parlato di una relazione extraconiugale di Barbara, con la quale viveva da «separati in casa». Sarebbe stato l'ultimo ad averla vista, quel 27 ottobre, accompagnandola a casa. Poi il nulla. Domani l'interrogatorio davanti al pm Alberto Liguori.

«Abbiamo accolto questa notizia con profonda commozione e con un sentimento di sincera fiducia nell'operato degli inquirenti»: così gli avvocati Giulio Vasaturo ed Enza Rando dell'associazione antimafia Libera, che assistono la famiglia Corvi, commentano la riapertura da parte della procura di Terni, dopo 11 anni, delle indagini sulla scomparsa di Barbara Corvi. 

«Nessuno fra i familiari ed i tanti amici di Barbara - scrivono i legali in una nota - ha creduto mai, nemmeno per un istante, alla tesi di un suo allontanamento volontario. Da oltre dieci anni, aspettiamo che i responsabili di questo atroce caso di 'lupara biancà, consumatosi in Umbria, siano chiamati a rispondere di tanta vile efferatezza. Mai come oggi, ci sentiamo finalmente vicini a quella verità che non abbiamo mai smesso di ricercare in tutti questi anni».