REDAZIONE GROSSETO

Tommaso Arezzo Cardinale e diplomatico internazionale

Il cognome talvolta indica le origini di una persona, come succede coi nomi di città tipo Palermo, Messina o Ferrara. Altre volte inganna. È il caso di Tommaso Arezzo, nato nel 1756 a Orbetello, dal marchese Orazio e da Maria Fitzgerald dei duchi di Linster. Mandato a studiare a Roma dagli Scolopi, si specializza in diritto canonico e civile all’Accademia ecclesiastica. Ordinato sacerdote, viene chiamato da papa Pio VI alla prelatura personale, diventa vicelegato di Bologna, governatore di varie città e, con Pio VII, ottiene anche incarichi diplomatici a San Pietroburgo e a Dresda, dove tratta il concordato tra la Santa Sede e la Corte di Sassonia. Deportato a Bastia quando Roma viene invasa dai francesi, nel 1813 ripiega in Sardegna, isola non conquistata e in cui risiede Vittorio Emanuele I di Savoia, che lo tiene con sé fino all’abdicazione di Napoleone. Rientrato a Roma, viene nominato procommissario del Sant’Uffizio, membro della Congregazione per la Riforma e cardinale. Diventato Legato apostolico di Ferrara, che governa saggiamente quattordici anni e dove fonda l’Accademia degli Ariostei, muore a Roma nel 1833. Tommaso Arezzo è talmente stimato che alle esequie parteciperà perfino il papa, ma soprattutto il suo ricordo resterà tra i deboli, perché lascerà gran parte degli averi ai poveri del vescovado.

Rossano Marzocchi