SABINO ZUPPA
Cronaca

"Ecco come è il test per lo spazio"

Una studentessa di Albinia ha partecipato alle prove dell’Analog Astronaut Training Center in Polonia

Liliana Balotti

Orbetello (Grosseto), 29 aprile 2022 - Sulle orme di AstroSamantha, per adesso ancora a terra, ma con tanta voglia di arrivare lassù. Si è conclusa con soddisfazione e con la speranza di poter continuare l’avventura della studentessa di Albinia, Liliana Balotti (foto), iscritta alla facoltà di biologia di Bologna ma con il sogno del cassetto di diventare astronauta. La giovane, lo scorso 9 aprile ha partecipato ad un programma di una agenzia spaziale in Polonia dove si studiano le reazioni dell’essere umano in ambienti simili allo spazio, rivestendo il ruolo di astronauta analogo.

"E’ stata un’esperienza molto intensa, difficile per le condizioni in cui abbiamo vissuto ed estremamente stressante per l’enorme quantità di lavoro da in poco tempo – dice la giovane orbetellana - ma che mi ha dato una prima idea su cosa possa significare il vivere nello spazio o sulla Luna". La permanenza è stata di 6 giorni a Rzepienik, nella regione sud di Cracovia dove si trova l’Analog Astronaut Training Center fondato da ex professionisti dell’Agenzia Spaziale Europea che hanno istituito un laboratorio per simulare l’ambiente spaziale per esperimenti scientifici.

"Dopo due mesi di incontri virtuali è arrivato finalmente il giorno della partenza. Eravamo due italiane, una belga, un indiano e un inglese – racconta la studentessa di Albinia - il primo training è stato basato sulla sopravvivenza, sulla capacità di osservazione e di orientamento al buio. Siamo stati accompagnati sulla cima di una montagna, un’ora e mezza di cammino in silenzio, senza torce, senza telefoni, senza nulla. Solo i nostri sensi. Il nostro compito era quello di tornare da soli a valle facendo esattamente la stessa strada. I primi metri sono stati facili da ricordare, ma mano a mano che ci addentravamo non riuscivamo più a riconoscere la strada, a distinguere se a un bivio dovevamo andare a destra oppure a sinistra. Come una squadra ci siamo aiutati e ognuno di noi ha fornito il proprio contributo, alla fine siamo riusciti a ritornare al punto di partenza senza mai perderci. Poi siamo passati alla misurazione dei parametri vitali in condizioni estreme, entrando per un primo minuto all’interno di una prima criocamera dove la temperatura era di circa -60° per ambientarci, dopodiché siamo passati ad una seconda camera a -140°, per due minuti. Durante la permanenza e gli altri test veniva continuamente cambiato il nostro orario, fino alla fine della missione. Ogni mattina un fuso orario diverso, un giorno eravamo alle Hawaii e il giorno dopo in India. C’è stato poi lo "Sleep deprivation test" ovvero test sulla privazione del sonno ed il "Proximity Experiment" che esaminava la distanza sociale tra i membri dell’equipaggio".