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Talamone, minoranza scettica "Meglio approdo che porto"

Secondo i consiglieri Pd questa classificazione avrebbe permesso di mantenere le attività di pesca e sbarco merci

Questione di definizioni. Ma quando si tratta di regole e regolamenti, le definizioni possono avere un peso specifico non da poco. È il caso del porto di Talamone, di quello che dovrebbe diventare e di come su un punto, una definizione, si rischia di stravolgere il progetto.

Questo, almeno, secondo i consiglieri del Pd, che pur apprezzando l’ipotesi scelta dalla giunta di Andrea Casamenti, ovvero un’ipotesi molto meno invasiva di quella invece scelta dalla giunta di Altero Matteoli e più in linea con quella verso la quale si orientò la giunta di Monica Paffetti, è su una questione di definizioni che ha deciso di astenersi, in consiglio.

"Il porto di Talamone – spiega il capogruppo Luca Aldi – era inquadrato come punto di ormeggio. Con il nuovo piano regolatore diventerà porto turistico. Noi avremmo preferito una classificazione da approdo turistico. Perché mentre un porto turistico deve avere come unico scopo, o comunque come scopo preponderante, la nautica da diporto, in un approdo turistico avrebbero trovato spazio anche tutte le altre attività, dalla pesca tradizionale all’imbarco e sbarco di merci, che in questo momento si trovano in quell’area".

L’idea era probabilmente quella di trasferire queste attività secondarie da un’altra parte, alla Puntata di Talamonaccio, ma per farlo ci sono alcuni problemi da risolvere. "I porti turistici – prosegue Aldi – vengono in genere dati in concessione a un unico soggetto, che costruisce la struttura e poi la gestisce. Con standard più elevati e più costosi rispetto a un approdo. Per cui, visti i costi, la partecipazione al bando sarà riservata a grandi società, tagliando fuori i concessionari attuali". Non potrebbero consorziarsi per partecipare al bando? "Possono anche organizzarsi – afferma il capogruppo Pd – ma poi andrebbero a concorrere con società strutturate. Con un approdo le concessioni potevano essere suddivise, dando spazio anche a piccoli operatori".

Riccardo Bruni