
È una storia di violenza quella di Alice. La storia di una donna che per salvare la vita della figlia e la sua decide di scappare in Italia. Tornare nel paese che l’aveva accolta sin da quando aveva 8 mesi. Anche se dice di non sentirsi sicura neppure qui. Costretta a vivere senza social e guardarsi le spalle. Alice, nome di fantasia, arriva in Toscana con i genitori quando ha pochi mesi. Poi il diploma di infermiera e la decisione di andare a lavorare all’estero: Gran Bretagna e Australia. Un giorno però decide di tornare nel Paese di origine. Là incontra un uomo, se ne innamora e si sposa. Rimane incinta. "Dopo il matrimonio lui cambia – racconta – mostrando la sua vera faccia. Mi insulta, mi picchia, dice che la figlia non è sua. A quel punto mollo tutto e torno in Italia". Racconta la sua gravidanza e i controlli negli ospedali del grossetano.
"Nessuno si accorgeva della mia sofferenza e delle lacrime quando andavo a fare le ecografie – racconta –. Al consultorio mi avevano perfino proposto l’aborto o in alternativa di dare mia figlia in adozione". Ma Alice voleva tenere la figlia, "la cosa più bella che ho". Dopo la nascita della bimba decide di provare a ricucire. La rottura definitiva arriva dopo che lui tenta di soffocarla con un cuscino. "Riesco a liberare una gamba e lo spingo in terra – racconta –.- Lui aveva preso il mio passaporto per impedirmi di scappare. Se avessi continuato a stare là non sarei sopravvissuta. Ho perso tutto ma sono viva". Alice torna in Italia con la figlia di due mesi. Ha bisogno di tutto. Vive con lo stipendio della mamma e nonostante sia ragazza madre non le spetta niente. "Siccome mia madre ha un lavoro e una casa per la quale paga un mutuo, io non ho diritto ad alcun contributo per la maternità – racconta –. Poi un collega di mia madre mi ha parlato del Movimento per la Vita che mi aiutato dandomi quanto serve per un figlio. Se non avessi avuto mia madre come avrei potuto fare senza un lavoro?". Alice ha un cruccio. "Avrei voluto sapere dell’esistenza del Movimento al consultorio e non per caso – dice Alice –. Mi chiedo quante donne ci siano nella mia condizione che non sanno e che scelgono l’aborto, pur volendo tenere il figlio, solo perchè non hanno possibilità economiche".
Ogni giorno Alice combatte contro le difficoltà. "Quest’anno se il Movimento per la Vita non mi avesse anticipato i soldi per la retta dell’asilo nido avrei dovuto tenere mia figlia a casa. Il bonus lo danno solo dopo e io soldi non ne avevo". Alice punta il dito anche contro le differenze esistenti fra un Comune e l’altro. "Ci sono Comuni che danno contributi per permettere ai bambini di fare sport e altri che non lo fanno – puntualizza –. I figli delle ragazze madri non hanno lo stesso diritto di fare attività sportiva?". Alice dice di aver scritto anche una lettera al presidente della Regione Eugenio Giani. "Non mi ha ancora risposto – dice Alice –. Io vorrei parlargli, chiedergli di fare di più e di ascoltare noi ragazze madri. Vorrei incontrarlo per dare dei suggerimenti che possano essere utili a chi come me vive situazioni di difficoltà".
Angela D’Errico