Scuola media di Castell’Azzara

Una parte della popolazione è denutrita, un’altra ha il problema opposto. E nel mezzo c’è il nostro futuro

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L’Obiettivo numero 2 dell’Agenda 2030 è quello di sradicare la fame nel mondo nei prossimi 15 anni. A causa del rapido incremento della domanda di alimenti a livello mondiale, si stima che la loro produzione dovrà essere più che raddoppiata entro il 2050.

Il commercio alimentare fattura miliardi di euro, nonostante questo, una parte della popolazione mondiale soffre la fame, mentre l’altra parte ha il problema opposto: l’eccesso di cibo. L’eccesso in ambito alimentare da un lato incide negativamente sulla salute dell’individuo, dall’altro su quella del pianeta. Il nostro futuro e quello del pianeta, quindi, dipendono anche dalle scelte che facciamo a tavola. La globalizzazione ha rivoluzionato infatti anche la nostra lista della spesa: prodotti coltivati a migliaia di chilometri di distanza raggiungono le tavole dei consumatori anche fuori stagione. In questo modo non solo si annullano i cicli biologici naturali, ma si hanno anche dei costi elevati in termini di inquinamento. Allora, cosa possiamo fare per aiutare il mondo affamato e quello ipernutrito a ritrovare un equilibrio naturale, rispettoso dell’ambiente e della giustizia?

Il matematico Edward Lorenz invitava gli scienziati a riflettere sulle enormi conseguenze che possono avere i piccoli cambiamenti. Questa teoria, nota come "effetto farfalla", riguardava prevalentemente i cambiamenti climatici ma in seguito è stata applicata anche in altri settori. Ogni volta che compiamo una scelta dovremmo ricordarci dell’"effetto farfalla", perché anche gesti semplici e apparentemente insignificanti sono capaci di provocare enormi conseguenze. Per esempio, comprare prodotti a km0, privi di imballaggi, fare attenzione alla scadenza per evitare di buttare cibo, accertarsi che i prodotti scelti provengano da aziende che non sfruttano le persone e i territori, essere disposti anche a cambiare le nostre abitudini alimentari inserendo nuovi prodotti come la farina di insetti essiccati e diminuire il consumo di altri come la carne rossa.

Sinceramente per noi non è facile immaginare questo tipo di realtà, dove non mangeremo più le cose che mangiamo adesso, sappiamo però che è un problema che si fa sempre più vicino. Un po’ di paura ce l’abbiamo, ma non è una paura che ci tormenta in continuazione. Pensare che l’essere umano potrebbe estinguersi ci mette un po’ di ansia ma siamo certi che le nostre piccole scelte, apparentemente lievi come un battito d’ali, potranno scatenare un uragano di cambiamenti positivi.