"Questione nota e già affrontata. E’ un’ipotesi senza riscontri veri"

Il pozzo di Roccastrada, teatro di violenze durante la guerra civile, rimane avvolto da mistero. Testimonianze indicano uomini gettati, ma la verità storica resta sfuggente. La ricerca della verità è essenziale, ma va condotta con rigore storico.

"Questione nota  e già affrontata. E’ un’ipotesi senza riscontri veri"

"Questione nota e già affrontata. E’ un’ipotesi senza riscontri veri"

Su questo pozzo molto si è dibattuto. Ancora oggi la storia ha troppi punti oscuri.

"Già la ex direttrice dell’Isgrec Luciana Rocchi ha precisato che un cosiddetto pozzo sprofondatoio esiste – dice Ilaria Cansella, direttrice dell’Isgrec –. Si conoscono i nomi di uomini che vi furono gettati. Fatti che vanno inquadrati in quella che fu una guerra civile". Sul pozzo roccastradino esiste un riferimento nella testimonianza che Vito Guidoni, ex milite grossetano della Repubblica di Salò, consegnò a una pubblicazione. "Guidoni nel volume in questione – dice Cansella –, si riferiva a otto ex militari isolati nel comune di Roccastrada gettati nel pozzo dello sprofondo tra Roccastrada e Civitella e nell’elenco di nominativi riportati in fondo alla pubblicazione ritroviamo 11 fascisti dispersi o uccisi nella zona di Roccastrada fra cui gli 8 dovrebbero essere ricompresi. In ogni caso, gli 11 presenti nell’elenco sono morti tutti fra il maggio e il giugno 1944, tranne due: di uno non si ha certezza sulla data di morte, l’altro è Lorenzo Brocchi, capitano della Guardia nazionale repubblicana, che fu ucciso il 6 luglio 1944 in località Aratrice". Roccastrada venne liberata dagli alleati il 24 giugno "e l’uccisione di Lorenzo Brocchi un paio di settimane dopo il passaggio del fronte, andrebbe quindi collocata nel contesto delle violenze e delle vendette dell’immediato dopoguerra". "E’ doveroso – conclude – cercare ancora di far luce su episodi oscuri di quel periodo, ma è discutibile isolare documenti che riportano anche notizie non verificate senza il rigore storico".