REDAZIONE GROSSETO

Omicidio in villa La versione di Benedetta "Tute nere e maschere con il volto del diavolo"

Troppe incongruenze nei racconti della donna accusata di aver ucciso a bastonate l’anziana madre nella sua casa. Giuseppina De Francesco ha cercato di fuggire in ogni modo.

Omicidio in villa La versione di Benedetta "Tute nere e maschere con il volto del diavolo"

Una mattanza che si è consumata a tappe in quasi tutte le stanze del primo piano della villa, per culminare nel disimpegno, dove il corpo di Giuseppina De Francesco è stato trovato e dove gli investigatori hanno rilevato la maggior parte delle macchie di sangue, schizzate fino al soffitto. Sembrerebbe cioè che la povera Giuseppina abbia cercato di sfuggire in ogni modo al suo aggressore, per poi soccombere quando se l’è trovato a cavalcioni sull’addome. Per poi colpirla ripetutamente con calci, pugni e un oggetto contundente, forse una cornice o un ferro. E’ quanto emerge dall’ordinanza firmata dal gip Marco Mezzaluna nei confronti di Benedetta Marzocchi, la figlia della donna uccisa. Pagine in cui emergono non poche contraddizioni rispetto al racconto fatto dalla presunta assassina, quando ancora era "persona informata sui fatti".

Secondo le accuse di omicidio mosse nei suoi confronti la decisione di uccidere sua madre sarebbe arrivata improvvisamente. Ma dopo il raptus di follia, avrebbe agito in modo freddo. Si capisce dal racconto che l’indagata fa nelle due volte che parla, prima con il 118 e poi con i carabinieri. Ma proprio è nelle due ricostruzioni dei fatti che Benedetta si contraddice, secondo le accuse: dal guanto di lattice che lei indica in giardino e dice di non essere suo, mentre nella sua camera i carabinieri trovano una scatola di guanti molto simili. Oppure dai vetri sparsi nelle stanze della mattanza e lei, a piedi nudi, che non si ferisce. Poi quello svenimento ‘di ore’ , al piano terra "dove – dice – non so come sono arrivata" e la scoperta della madre uccisa. L’indagata inizia il racconto spiegando di aver chiesto a sua madre se fosse potuta andare a dormire nella villa di Istia perchè aveva bisogno di alcuni farmaci per il cane malato. La mamma era poi salita in camera verso le 22 mentre lei era andata a dormire nella camera al pian terreno. Aggiunge anche di non aver chiuso le inferriate come solitamente faceva e di aver visto, poco dopo, delle ombre in camera. Dopo essersi alzata per capire meglio cosa stesse accadendo, è stata presa alle spalle da una persona che indossava guanti, che le ha messo una mano sulla bocca per non farla urlare. Persone che indossavano – sempre dal suo racconto – tute nere e maschere del diavolo. Trascinata verso il letto di sua mamma, ha racconttao che gli altri aggressori hanno raggiunto l’anziana e l’hanno trascinata in terra facendola sbattere ripetutamente negli armadi. Poi le percosse alla madre con Benedetta che avrebbe cercato di difenderla.

Una ricostruzione che non ha convinto fin da subito: non è mai stato chiaro il numero dei presunti assalitori. La donna, ai carabinieri qualche giorno dopo riferisce di aver visto tre persone nella stanza, alzandosi per capire meglio chi fossero. Ancora più inverosimile è la versione della Marzocchi su quanto successo la mattina dopo il risveglio: come mai ha chiamato il padre alle 8.40 dopo che l’aggressione della sera prima? Un lunghissimo lasso di tempo che è apparso inspiegabile.