"Nessuna zona individuata dalla Regione per lo stoccaggio dei gessi rossi"

Ad affermarlo è l’assessora Monni che precisa: "L’ente è titolare del rilascio delle autorizzazioni ma compie le sue valutazioni unicamente nell’ambito dei procedimenti amministrativi previsti"

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di Matteo Alfieri

Scarlino

Una partita ancora aperta. Che è ben lontana da trovare una soluzione nonostante l’azienda da una parte (la Venator) e il Comune di Scarlino dall’altra, si siano affrettati a dire il contrario. L’area individuata per lo stoccaggio dei gessi rossi, lo scarto di lavorazione del biossido di titanio, ha avuto un brusco stop. Che è arrivato come al solito da Roberto Barocci. L’ambientalista grossetano ha infatti denunciato che la zona individuata di proprietà del Comune, ovvero quella denominata dagli ex Fanghi Solmine, deve essere assolutamente bonificata come si evince da inequivocabili documenti della Regione Toscana e della Provincia di Grosseto. Un’area che per il momento non potrà essere riempita di gessi rossi, che, va ricordato, rimangono un rifiuto.

"La Regione non ha individuato nessuna zona per lo stoccaggio dei gessi rossi, perché se Venator intende attivare un’area di stoccaggio è la stessa azienda a dover individuare il sito e presentare idoneo progetto – ha detto l’assessore all’ambiente della Regione Toscana, Monia Monni –. La Regione è l’ente titolare al rilascio delle autorizzazioni, ma compie le sue valutazioni unicamente nell’ambito dei procedimenti amministrativi previsti". L’assessore ha poi anche precisato che "nel corso del recente sopralluogo a Scarlino del 19 dicembre l’azienda ha rappresentato l’intenzione di presentare un progetto di deposito temporaneo – ha concluso – soluzione che è stata ritenuta dagli uffici regionali presenti e da Arpat astrattamente idonea, riservandosi comunque ogni valutazione di dettaglio sulla base di un progetto e consueta istanza. Non ci risulta alcuna denuncia che peraltro avrebbe ad oggetto un progetto che attualmente non è stato presentato". Alla luce dei documenti presentati da Barocci, leader del movimento ambientalista grossetano, che nei giorni scorsi sono stati spediti anche in Comune a Scarlino, tutto è cambiato, dunque. E prima di un probabile stoccaggio servirà una bonifica e la certificazione degli enti preposti a farlo. "Ancora siamo in un fase di dialogo con tutti i soggetti interessati – ha aggiunto Francesca Travison, sindaco del Comune di Scarlino – è chiaro che, se il piano andasse in porto, gli enti preposti si occuperanno delle verifiche del caso. Resta inteso che l’Amministrazione comunale ha sempre come priorità la salute dei cittadini e dell’ambiente, come è chiaro che la situazione di Venator debba essere risolta e non possiamo nasconderlo. In ballo c’è un’ipotesi che potrebbe essere risolutiva per la crisi – chiude il primo cittadino di Scarlino – che si è aperta nei mesi scorsi e che di fatto ha portato alla cassa integrazione di molti lavoratori. Vedremo l’evolversi della questione".