Abbattimento mufloni al Giglio: doppio esposto del Codacons

Esposti alle procure della Repubblica di Livorno e Grosseto e alla Corte dei Conti della Toscana. "L'Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano non ha effettuato studi sull'Isola del Giglio per determinare se il muflone sia invasivo", questa l'accusa

Esposto Codacons contro l'abbattimento dei mufloni al Giglio

Esposto Codacons contro l'abbattimento dei mufloni al Giglio

Isola del Giglio (Grosseto), 27 novembre 2021 - Sulla vicenda dei mufloni già abbattuti all'Isola del Giglio il Codacons ha presentato un esposto alle procure della Repubblica di Livorno e Grosseto e alla Corte dei Conti della Toscana.

«L'Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano sostiene che il muflone sia una specie 'aliena' e 'dannosa' per il leccio e le coltivazioni locali dell'Isola del Giglio, affermando che è 'invasivo' sulla base dei danni che infliggerebbe alle specie vegetali endemiche delle Isole Hawaii - scrive il Codacons -. Ma le isole Hawaii sono tropicali e hanno una flora completamente diversa da quella del Giglio. L'Isola del Giglio è invece un'isola mediterranea che ha un habitat simile a quello della Sardegna e della Corsica dove il muflone è protetto».

Secondo il Codacons, riporta l'esposto, «va anche ribadito che l'Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano non ha effettuato studi sull'Isola del Giglio per determinare se il muflone sia invasivo. È interessante notare che l'Ente Parco sembra avere usato il database dell'Iucn per convalidare il proprio progetto, mentre l'Ue tende a prediligere il più grande database internazionale Cabi». All'Isola del Giglio «ci sono 12-20 mufloni ogni 1.000 ettari (25-40 esemplari totali in un'area di oltre 2.100 ettari), una densità di popolazione che avrebbe difficoltà a produrre un impatto negativo tangibile sull'ambiente - scrive ancora l'associazione dei consumatori nell'esposto - C'è inoltre da dire che studi recentemente condotti dal Dipartimento di Biologia di Firenze sulla popolazione di mufloni dell'Isola d'Elba hanno avuto come esito la loro non invasività, ovvero hanno verificato che questi mammiferi non danneggiano significativamente le leccete locali dato che, per una forma di rispetto ed un' innata tendenza a raggiungere un equilibrio con l'ambiente in cui vivono, tendono a brucare in modo diffuso e non localizzato, annullando così ogni possibile effetto dannoso ed aiutando tra l'altro a contenere eventuali incendi».