Durante un recente workshop sono emersi dati scientifici che rivelano come nelle aree geotermiche, dunque anche sull’Amiata, le emissioni di gas serra (CO2 e CH4) non aumentano in relazione all’attività geotermica ma restano costanti ripartendosi tra emissioni naturali ed emissioni dagli impianti geotermici. I dati sono emersi da studi di scienziati ed esperti del settore che coinvolgono tra gli altri professori e ricercatori dell’Università di Pisa, del Politecnico di Milano, de "La Sapienza" di Roma e del Cnr. Uno studio, pubblicato su Energies, prestigiosa rivista scientifica internazionale, analizza la situazione che riguarda il monte Amiata. Gli studi sono riusciti a ricostruire l’emissione di CO2 precedente alla produzione geotermoelettrica. Da questi dati appare che le emissioni delle centrali geotermoelettriche sono sostitutive di quelle naturali: la riduzione delle emissioni naturali, che segue l’entrata in esercizio di una centrale geotermoelettrica, infatti, è equivalente alle emissioni della centrale stessa, quindi l’impatto netto è nullo. Il risultato della ricerca è che nell’area vulcanica geotermica dell’Amiata avviene l’emissione di 13.275 tonnellategiorno di CO2 dal suolo per emissione diffusa. Aggiungendo le emissioni concentrate di gas esistenti sul territorio e l’emissione manufatti per le miniere di mercurio e da sorgenti termali ricche in CO2, si raggiunge un’emissione totale di 13.350 tonnellategiorno per l’intera zona di prospezione. L’origine è in buona parte legata al degassamento della camera magmatica dell’Amiata. In sostanza l’anidride carbonica rappresenterebbe un prodotto naturale, che risale in superficie attraverso fratture della crosta terreste.
Cronaca"Le emissioni di gas serra non aumentano con la geotermia"