REDAZIONE GROSSETO

"L’area dei Bacini Fanghi Solmine non può accogliere i gessi rossi"

Barocci (Forum Ambientalista) sulla zona individuata dal Comune: "Zona invasa da grandi quantità di arsenico"

"Se in tutta la provincia di Grosseto c’è un’area che sarebbe stato molto opportuno ignorare per far dimenticare gli errori, le omissioni e le scelte "scellerate", come definite dalla Magistratura grossetana, compiute in passato da pubblici uffici, quest’area è quella degli ex Bacini Fanghi Solmine, oggetto di bonifica negli anni ’90 con la sigla Gr66a". Roberto Barocci, esperto e leader del movimento ambientalista grossetano, torna a parlare dei gessi rossi e del sito di stoccaggio che il Comune di Scarlino concederà alla Venator per il probabile stoccaggio del rifiuto della lavorazione del biossido di titanio dello stabilimento Venator. "I primi a criticare giustamente ad inizio anni ‘90 le modalità di bonifica di quella località – dice Barocci – che veniva realizzata depositandovi diverse centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuto tossico e nocivo, le ceneri di pirite, come se fossero materiali inerti e bonificatori, furono un gruppo di tecnici di Follonica, tra cui diversi futuri amministratori di quella città, in uno studio "Verso un’ecologia del Padule di Scarlino".

"L’architetto Claudio Saragosa, poi divenuto sindaco – aggiunge – concludeva il suo contributo allo studio quantificando il contenuto di arsenico totale presente nelle discariche sul Padule di Scarlino, pari a 294 tonnellate. Oggi gli ex Bacini fanghi sono indicati come idonei a stoccavi i gessi rossi Venator, ma il monitoraggio decennale (1997-2007) della bonifica di quest’area e, successivamente, il Piano unitario di bonifica delle falde (2015) hanno dimostrato che gli ex Bacini fanghi Solmine continuano a cedere alle falde idriche in transito Arsenico in grandi quantità. Basta verificare con quale modalità illegittime sono state condotte le analisi chimiche in fase di collaudo della bonifica, oppure ricercare i dati delle concentrazioni di Arsenico dei piezometri P2 e P3". Nel 2002 tra l’altro il settore Ambiente segnalò invano al sindaco di Scarlino le conclusioni allarmanti del monitoraggio relativo al 2001 e agli anni precedenti, scrivendo che "i dati analitici non sono conformi al Dm 4711999 che fissava i limiti di concentrazione in falda".

"Gli Uffici competenti fecero finta di nulla – chiude Barocci –. Oggi quest’area è di proprietà del Comune di Scarlino, poiché l’ha voluta acquisire dalla Campiano Mineraria (Eni) nel 1997 con una permuta indecente. Area che in realtà è una discarica di rifiuti tossici e nocivi come le ceneri di pirite liberando Eni da ogni futuro onere di bonifica. Oggi è il Comune di Scarlino ad essere chiamato a bonificare le falde e la Regione ne è consapevole. Quindi prima di destinare quell’area ad altre funzioni, va accertata la sua bonifica che le carte, approvate da tutti gli Uffici pubblici, hanno escluso".