La fine di un’epoca Va in pensione l’ultimo nativo del "Deposito"

Così i grossetani hanno sempre chiamato il "Centro raccolta quadrupedi" ora diventato Cemivet. Marco Zanobi racconta la sua storia e di chi, come lui, per generazioni qui ha vissuto e lavorato.

La fine di un’epoca  Va in pensione  l’ultimo nativo  del "Deposito"

La fine di un’epoca Va in pensione l’ultimo nativo del "Deposito"

È la fine di un’era. Mercoledì 31 maggio, l’ultimo dipendente nativo dell’ex "Centro di raccolta quadrupedi", l’attuale Cemivet, è andato in pensione. Per tutti era il "Deposito", dove Marco Zanobi è nato e cresciuto e del quale era l’ultimo nativo ancora in servizio lì. "Io sono nato il 6 ottobre 1960, a Chiocciolaia, un distaccamento dell’allora Centro di raccolta quadrupedi – dice Marco Zanobi –. Ero l’ultimo nativo del deposito, ancora in servizio lì dentro. E’ finita un’epoca perché, storicamente, quel posto è sempre stato gestito e vissuto dalle persone nate lì. Conosco il luogo come le mie tasche. Per la gente di lì è sempre stato il Deposito, non c’erano altri nomi. Io sono appena andato in pensione, quindi si è chiuso un cerchio, o meglio una pagina di storia". "La mia famiglia ha sempre lavorato lì, da generazioni – continua –. Ci hanno lavorato prima i miei nonni, poi mio padre e miei zii, quindi tutta la mia famiglia è sempre stata legata a quel posto. Il Deposito era come un paese a sé: avevamo tutto e non ci mancava niente. Non avevamo bisogno neanche di andare in città, addirittura avevamo anche le scuole lì dentro, dove sono andato anche io. Mi ricordo che per arrivarci, andavo col carrozzone a cavallo e quando andavo al mare, andavo col camion. Poi, nel 1980 sono entrato al lavoro, sempre al Centro quadrupedi, come trattorista. Ai tempi, lì ci lavorava soprattutto chi era del deposito e difficilmente veniva a lavorarci qualcuno da fuori. E posso dire che eravamo davvero in tanti. Poi i weekend, molta gente da Grosseto veniva qui, perché comunque ci conoscevamo tutti ed eravamo tutti amici. Un’altra tradizione del Deposito, che purtroppo si è persa negli anni, era la festa dell’ente, che si faceva l’8 settembre di ogni anno. Per l’occasione, veniva organizzata una grande festa dove venivano invitati tutti i concittadini. C’erano sempre tante giostre e bancarelle e si pranzava tutti insieme. La sera poi era dedicata alla danza. Il Deposito è sempre stato un punto di riferimento per la città, perché ha sempre dato il proprio supporto a chi ne aveva bisogno. Anche durante i tempi di guerra, la porta era sempre aperta a tutti".

"Per noi quella era casa – continua – Ogni volta che qualcuno ci chiedeva di dove fossimo, noi rispondevamo sempre ‘del Deposito’ e non di Grosseto. Da un po’ di anni, vivo a Grosseto, però casa mia sarà sempre dove sono nato e cresciuto. E gli anni passati là sono stati bellissimi, perché è dove volevo vivere e anche se negli anni è cambiato per noi rimarrà sempre il deposito. Per 42 anni e fino alla fine, ho sempre lavorato lì, prima come trattorista e poi come autista di automezzi, sempre e solo lì, a casa mia". "Agli inizi, era il ‘Centro di raccolta quadrupedi’, che si occupava principalmente dei muli, che venivano domati per gli alpini. Andando avanti poi con gli anni, il centro ha cominciato ad occuparsi anche dei cavalli di servizio infine i cani, infatti di cavalli ce ne sono pochissimi. Un tempo – conclude – qui c’era anche la scuola di maniscalco, che è stata poi trasferita a Roma".

Steven Santamaria