La donna che accusa Bilella di molestie: "Non denunciai per paura"

Dopo 40 anni: "Avevo paura che succedesse una tragedia"

L’imputato Antonino Bilella

L’imputato Antonino Bilella

Grosseto, 28 ottobre 2014 - Era piccola, 13 anni, e quelle molestie che ora dice di avere subìto da Antonino Bilella (a processo con l'accusa di aver ucciso Francesca Benetti) quarant’anni fa non le raccontò quasi a nessuno. Soprattutto non fu sporta una denuncia formale alle autorità. "Mio padre aveva un fucile — si sarebbe giustificata la donna che abitava a Torino — Ho temuto che potesse accadere qualcosa di veramente terribile, se fosse venuto a saperlo". E’ in sostanza quanto raccontato dalla donna agli investigatori che sono risaliti a lei tramite il filone torinese dell’inchiesta maremmana su Bilella. Quelle 100 pagine circa che sono entrate nel fascicolo d’indagine sul delitto di Villa Adua riconducono al passato del custode di Villa Adua, al periodo in cui viveva a Torino. In un appartamento di proprietà di Giorgio Canali, l’operaio di 39 anni che fu trovato morto il 9 agosto del 1976 alla periferia dell’abitato di Angrogna, vicino Pinerolo. Era scomparso da un mese e otto giorni Canali. Poi il ritrovamento causale da parte di un escursionista del cadavere in una enorme buca, vicino a un canale di scolo.

Canali conosceva bene Bilella, era il proprietario dell’appartamento dove l’agricoltore della provincia di Agrigento viveva. Era colui che, secondo quanto mostrato dal custode di Villa Adua, aveva lasciato la proprietà dell’appartamento proprio all’agrigentino. Con una documento in cui Canali riconosceva la proprietà a Bilella. Un documento che è stato poi impugnato dalle sorelle dell’operaio morto, che avviarono ben due cause contro di lui, per impugnare quel documento. Per la morte di Canali, «liquidata» velocemente come accidentale, senza neanche l’esecuzione dell’autopsia, le indagini furono chiuse quasi subito dall’allora procura di Pinerolo. Oggi, 38 anni dopo, la procura di Torino (quella di Pinerolo non esiste più) ha aperto un fascicolo d’indagine su quella morte. Al momento, pare, senza indagati. Un’inchiesta su quanto raccontato da una persona che all’epoca viveva vicino a Bilella, e che quando è venuto a conoscenza di che cosa era accusato in Maremma, ha raccontato tutti i suoi dubbi su quella vecchia vicenda. I sospetti. Forse anche illazioni. Ma gli investigatori maremmani sono saliti fino a Torino per spolverare le carte di quella morte. Per ricercare le foto del ritrovamento del corpo. Un filone d’indagine, quella torinese, che apparentemente non ha niente a che fare con Bilella accusato di avere ucciso Francesca Benetti, che era la proprietaria dell’appartamento dove lui viveva. Ma quelle carte fanno parte del faldone d’indagine. i magistrati che hanno ricostruito il delitto di Potassa, hanno ritenuto opportuno inserirle tra le migliaia di documenti che compongono il faldone maremmano.

La lettera inviata dal conoscente di Bilella ai militari dell’Arma maremmani è molto circostanziata di episodi che risalgono a 38 anni fa. Ma c’è pur sempre una morte chiusa come accidentale, un'autopsia non fatta e, pare, i resti di Canali che non si trovano. Difficile arrivare a una verità che non sia quella diffusa per quasi quarant’anni.

Cri.Ru.