
Presentati i risultati del progetto promosso dal Comune e realizzato in collaborazione con Arci, Coeso e ’Giocolare’.
Ieri la presentazione dei risultati ottenuti con il progetto ’Pillole anti-bullo’ promosso dal Comune di Grosseto, cofinanziato dalla Regione e realizzato in collaborazione con Coeso, Arci e cooperativa Giocolare che ha coinvolto gli studenti del Polo Bianciardi.
"Quando c’è un’azione repressiva vuole dire che c’è stato una violazione delle regole – dice Armando Buccini, dirigente della Squadra mobile –. Vivere è un fattore inclusivo e non escludente. Il soggetto più debole non deve essere escluso. Perché è bello tendere la mano a chi ha bisogno per farlo arrivare all’obiettivo. Preso per mano le sue debolezze diventano forze. Chi ha la possibilità di farlo lo faccia".
"Il bullismo non è sempre e solo una condotta di reato – spiega il tenente colonnello Matteo Orefice, comandante del Nuclo operativo del comando provinciale dei Carabinieri –. L’approccio trasversale tra le istituzioni è necessario, già nei comportamenti si possono individuare reati. I casi di bullismo, purtroppo, ci sono. E quello che è necessario far capire è che non può essere un processo a ’risolvere’ il problema, a rimettere a posto le cose. In un’aula un fatto viene raccontato attraverso gli atti, perdendone la dimensione umana, le emozioni, i disagi e le sofferenze che hanno vissuto le vittime. In aula non c’è rumore, non c’è il pianto di una donna, il sangue per strada, ci sono solo documenti".
"E’ importante parlarne perché spesso i ragazzi si vergognano a farlo – dice l’assessora comunale Maria Chiara Vazzano –. Vivono anche un momento della loro vita in cui la personalità non è ancora del tutto formata, ma i ragazzi devono sapere che se chideranno aiuto non saranno lasciati soli".
"Abbiamo puntato tanto sul protagonismo dei ragazzi con questo progetto – dice Barbara Bugelli, pedagogista del Coeso –. Ci era piaciuta l’idea di fare ’pillole’ di contrasto al bullismo con il linguaggio loro".
"Dai video realizzati – dicono Virginia Balbonesi, Sara Pifferi e Francesca Rossi di Arci – è emersa la voglia di combattere la solitudine, di mettersi in gioco per combattere certe dinamiche. I ragazzi non si sono confidati apertamente, ma abbiamo fatto un questionario anonimo, il dato che ci ha fatto riflettere è che tanti ritrovano contenuti social negativi e anche questo rientra in un’ottica di bullismo. E’ stato un progetto diverso, molto emozionante e pratico".
Maria Vittoria Gaviano