
I funerali di Gianluca Guelfi
Grosseto, 9 settembre 2016 - «La risposta, amico mio, soffia nel vento». Sono le parole di Blowin’ in the wind di Bob Dylan ad accompagnare nel suo ultimo viaggio Gianluca Guelfi, l’impiegato tributario di 39 anni morto domenica scorsa in provincia di Latina in seguito a un incidente con il parapendio.
I funerali si sono celebrati ieri mattina in una chiesa del Sacro Cuore ricolma di persone: parenti, amici, semplici conoscenti. Guelfi era conosciutissimo non soltanto per il suo lavoro all’Agenzie delle entrate, ma anche per il suo impegno sociale e culturale. Attore della compagnia amatoriale «Ridi Pagliaccio», il suo carattere estroverso lo ha fatto amare da tutti quelli che lo hanno conosciuto. Sono stati due tra i suoi amici più cari ad accompagnare con chitarra e voce l’ingresso del feretro in chiesa. Un saluto musicale emozionante e significativo, perché proprio il vento era la passione di Gianluca. Quel vento che, però, domenica scorsa lo ha tradito facendo richiudere su sé stessa la vela del parapendio al quale era agganciato.
Una metafora, quella del volo, entrata anche nell’omelia a commento del Vangelo di Luca con la parabola delle vesti strette ai fianchi. «Gianluca ha spiccato il suo ultimo volo non verso l’ignoto, bensì verso un posto d’onore accanto a Dio – ha detto il parroco del Sacro Cuore che ha celebrato le esequie – La sua vita è stata piena di bene e per questo, come racconta San Luca, ora si trova a tavola e il Signore lo sta servendo.
In questa nuova condizione è la risposta alla domanda che tutti ci facciamo di fronte a una morte così prematura: perché? La sofferenza che tutti noi proviamo in queste ore e che continueremo a provare nei prossimi giorni – è stato aggiunto – dobbiamo viverla come il dolore della donna partoriente la cui condizione di sofferenza è finalizzata a regalare al mondo una nuova vita. Il nostro caro Gianluca ora vive una nuova vita grazie a noi che soffriamo». In tantissimi hanno voluto lasciare un messaggio di saluto sul libro dalle pagine bianche posto all’ingresso della chiesa. Delicata e non invadente la presenza dei fiori. Struggente il saluto finale, con gli amici che all’uscita dalla chiesa lo hanno salutato come avevano fatto all’ingresso del feretro: suonando e cantando. Stavolta con un brano diverso, quasi un consiglio e un augurio: «Seconda stella a destra/questo è il cammino; e poi dritto...fino al mattino..». Buon viaggio, Gianluca. Fino all’Isola che non c’è.