CRISTINA RUFINI
Cronaca

Fiumi e vegetazione, Rusci: "Dobbiamo conservare l’ecosistema"

Le numerose domande di intervento sull’asta fluviale e la vegetazione ripariale, non ultimo il parere chiesto dall’Unione Comuni montana Colline...

Simone Rusci, presidente del Parco della Maremma, interviene sul sistema di tagli lungo le aree fluviali, chiedendo cautela

Simone Rusci, presidente del Parco della Maremma, interviene sul sistema di tagli lungo le aree fluviali, chiedendo cautela

Le numerose domande di intervento sull’asta fluviale e la vegetazione ripariale, non ultimo il parere chiesto dall’Unione Comuni montana Colline Metallifere, dà l’occasione per riflettere sulla protezione e la conservazione dell’ecosistema in occasione di interventi di disboscamento. Il parere richiesto al Parco della Maremma riguarda una zona di circa 19 ettari, lungo il corso dell’Ombrone, nell’area contigua alla zona tutelata e a uno dei siti Natura 2000. "L’intervento da realizzare – dice il presidente del Parco, Simone Rusci – ci fornisce l’occasione per riflettere sulla gestione delle aree boschive, in particolare di quelle prossime ai fiumi, spesso controversa. Il comitato scientifico, oltre allo ‘screening di incidenza ambientale’ già presentato, ha richiesto una valutazione d’incidenza appropriata, strumento fondamentale per comprendere gli esiti sulla fauna e sulla flora, oltre che sulla sicurezza idraulica, di progetti non direttamente inerenti alla conservazione dei siti: gran parte della normativa in vigore, infatti, tiene conto di valutazioni di tipo forestale, mentre è necessario attribuire alle aree un significato ecologico più profondo". "I boschi planiziali e la vegetazione ripariale – aggiunge Rusci – hanno un ruolo fondamentale per l’ecosistema e sono progressivamente scomparse a causa dell’attività umana: per questo non possono essere trattate come ‘semplici boschi’ e serve una revisione del quadro normativo che le tutela". "Le azioni di taglio – spiega Rossano Massai, presidente del comitato scientifico e docente dell’Università di Pisa – aumenta la velocità di arrivo a mare delle piene, con possibili danni degli habitat fluviali a valle degli interventi e su quelli costieri, modifica il profilo del fiume e può comportare la cancellazione di alcune tracce dell’attività antropica portata avanti nei millenni".