Il Covid19 ha ucciso una figura molto cara ai grossetani. Ieri mattina a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, è morto don Antonio Maffucci, sacerdote della fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo. Il nome di don Antonio Maffucci è legato alla storia recente della diocesi di Grosseto, dove arrivò nei primissimi anni ’90 insieme ai primi sacerdoti della Fraternità (don Anastasio, don Onofrio) chiamati dall’allora vescovo Angelo Scola. Il suo inserimento, fin da subito, è stato nella scuola. Per oltre vent’anni è stato insegnante di religione al liceo classico "Carducci-Ricasoli" e al liceo scientifico "Guglielmo Marconi" tirando su la prima generazione di Gs (Gioventù studentesca), ramo studentesco del movimento di Comunione e Liberazione, coinvolgendo i ragazzi in numerose iniziative. E se Comunione e Liberazione ha avuto uno sviluppo a Grosseto lo si deve molto a lui.
Da quella prima esperienza sono maturate anche alcune vocazioni sacerdotali di giovani grossetani che oggi, preti della Fraternità dei missionari di San Carlo, operano in varie parti del mondo.
In diocesi ha prestato la sua opera anche in alcune parrocchie (Pian d’Alma-Punta Ala, San Giuseppe e Rispescia) e fra il 2009 e il 2012 è stato esorcista diocesano. Maturata l’età della pensione, ha chiesto di lasciare Grosseto e di raggiungere Reggio Emilia, nella diocesi retta da don Camisasca. Lì ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. Don Antonio aveva 71 anni, era nato a Milano. Le esequie, presiedute da monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e fondatore della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, dovrebbero tenersi mercoledì a Reggio Emilia.