Il principale tallone d’Achille della Maremma è la viabilità. E non solo per la mancata autostrada, non dimentichiamo infatti che è ancora un’impresa medievale andare in treno da Grosseto a Firenze. Eppure c’è stato un giorno che ha acceso le speranze. È il 22 novembre 1902, quando una locomotiva imbandierata di tricolore parte da Ghirlanda, stazione di Massa Marittima, e raggiunge Follonica. Il motivo? L’inaugurazione della linea ferroviaria che collega le miniere di Massa Marittima al porto di Follonica per il trasporto di ferro, pirite e carbone. Il successo dell’opera lascia immaginare un futuro ricco di scambi commerciali e spostamenti, tanto che la tratta viene allungata e viene predisposto anche il trasporto passeggeri. Ma nel 1944 , per la distruzione del ponte sul fiume Pecora ad opera delle truppe tedesche in ritirata, di quello sul Pietraia e del sottopasso ferroviario, la ferrovia viene interrotta e nel 1948 soppressa definitivamente. Rieccoci dunque all’odierna situazione, che richiama l’immagine di Benigni e Troisi in "Non ci resta che piangere", bloccati nella campagna toscana a un passaggio a livello infinito che li catapulta nel millequattro, quasi millecinque. E farebbe ridere, se non ci fosse davvero da piangere. Rossano Marzocchi
CronacaDa Ghirlanda a Follonica. Quando la ferrovia guardò al futuro