Fa un certo effetto scorrere la classifica e vedere che alle spalle ci sono nomi tipo il "Medec" di Milano e il "Glam" di Venezia (entrambi di Enrico Bartolini), oppure Cracco, l’Enoteca Pinchiorri di Firenze o la "Danì Maison" di Ischia. Soprattutto fa un certo effetto pensare che il successo del ristorante "Da Caino" abbia risonanza mondiale pur essendo lontano dai riflettori delle grandi città. Non Roma, Milano, Parigi, Tokyo, Madrid, New York o Londra, ma Montemerano. Borgo che conta sì e no trecento anime.
Eppure è da lì, da quel borgo aggrappato sui saliscendi delle colline maremmane, che la chef Valeria Piccini ha iniziato a scalare il gotha internazionale della cucina con un viaggio che può contare su tre momenti fondamentali: il 1991, anno in cui conquistò la prima stella Michelin; il 1999, anno dell’arrivo della seconda stella; il 2023 – e siamo ad oggi – l’anno in cui "La Liste" ha inserito il ristorante fra i primi mille al mondo. Anzi, di più: grazie ai 97 punti su 100 "Da Caino" fa parte del gruppo dei locali in sesta posizione.
"Sono felicissima di questo riconoscimento – racconta Valeria Piccini –, anche perché abbiamo ottenuto un punto in più rispetto al 2022 e fare un passo in avanti così deciso è davvero un grande risultato".
La classifica stilata da "La Liste", organismo francese fondato da Philippe Faure (che ne è anche il Ceo), nasce in base alle decine di migliaia di recensioni pubblicate in 600 guide di tutto il mondo e viene affinata sulle valutazioni di alcune migliaia di cuochi internazionali (che si devono esprimere sull’attendibilità delle guide) e poi sulle recensioni dei clienti (che hanno un peso però del 10 per cento sulla valutazione complessiva finale). "La Liste", insomma, viene definita come la classifica delle classifiche.
"Io ho iniziato a fare questa professione perché avevo una grande passione per la cucina – dice ancora Valeria Piccini –. Quando mi sono sposata ho iniziato a lavorare nel ristorante di mio marito, Maurizio Menichetti, che già esisteva e già si chiamava Da Caino. Era il 1978. La cucina la guidava mia suocera, Angela, e da lei ho imparato tantissimo, soprattutto sui piatti tipici maremmani. Una grande donna, mia suocera. Con il passare del tempo mi ha lasciato sempre più spazio e mi ha aiutata fino a quando ha potuto farlo. Io nel frattempo studiavo molto, ma sempre da autodidatta. Volevo fare uno stage da uno chef tre stelle a Losanna, ma lui voleva che restassi almeno due anni e io non potevo lasciare né il ristorante né mio figlio che all’epoca era molto piccolo. Quindi ho continuato a studiare e sperimentare. Nel 1991 è arrivata la prima stella Michelin che abbiamo sempre conservata, e oggi sono due".
Due come ì menù che il ristorante offre ai clienti. Uno con i piatti storici del locale, l’altro molto più imprevedibile. Si chiama "Idee in movimento" ed è un invito ai gastronauti a chiudere gli occhi, assaggiare un piatto e iniziare un "viaggio" tra sapori e aromi internazionali. Pur restando seduti in un borgo di 300 anime.