
"Carichi di lavoro pesanti e troppa burocrazia"
"Come nella Chiesa c’è carenza di vocazione". Una carenza, quella dei medici di base, figlia di differenti fattori. "La problematica va avanti da almeno un paio d’anni - spiega Nicola Briganti, presidente della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale -: il Covid ha messo a nudo alcune grosse difficoltà nell’esercizio della professione, rendendo, tra l’altro, la popolazione molto più intrattabile. E’ venuto meno l’aspetto umano-professionale-medico: la parte amministrativa, con tutta la burocrazia del caso, prende il 70 per cento del tempo. Senza dimenticare, poi, il pemsionamento di quelli che definisco i ’baby boomer’".
"Prima, nei paesi, c’erano il prete, il carabiniere, il farmacista e il medico e la sera si trovavano a chiacchierare al bar - prosegue Briganti, che in 42 anni di operato ha vissuto in prima linea le trasformazioni ’sociali’ della professione -, oggi non è più così. Nelle zone limitrofe ai capoluoghi, la popolazione è per lo più over 65, se non over 80, quindi con enormi bisogni sanitari e non. Un carico di lavoro pesante".
Pesante anche economicamente. "Gli stipendi sono grandi, non dico il contrario - spiega il presidente della Fimmg -, ma poi vanno tolte le tasse e le spese. Alla fine sono retribuzioni come quelle dei medici ospedalieri". Non solo. "La Regione Toscana gestisce la scuola di formazione, che è a numero chiuso e con borse di studio da 800 euro che reputo indegne".
Come porre, allora, rimedio, al problema? "Portando i pazienti intorno ai 2000-2200 - dichiara Briganti - e dotare i medici di un personale infermieristico e amministrativo per evitare le incombenze non strettamente professionali. Credo che piano piano la situazione possa risolversi, con l’abbassamento del livello di accettazione di domande a medicina, ma si parla di medici che saranno pronti tra una decina d’anni". "Nel breve periodo - chiude Briganti - non credo che comuni come Grosseto, Orbetello o Scansano possano avere dei problemi, nelle periferie non so cosa succederà".
A.G.