
Con "Aprire il fuoco" si conclude il secondo ciclo di letture bianciardiane organizzate dalla Fondazione Bianciardi insieme alla biblioteca Chelliana. L’appuntamento è per domani alle 17.30 alla biblioteca di Grosseto, in via Mazzini. Si tratta dell’ultimo appuntamento con le letture del grande scrittore grossetano nei festeggiamenti a 100 dalla nascita. Una figura tragica, quasi un nuovo albatros baudeleriano: così si impone il protagonista di "Aprire il fuoco", il romanzo pubblicato poco tempo prima della morte del suo autore, Luciano Bianciardi, autoesiliato a Rapallo e assediato da una solitudine sempre più totale.
Opera suprema, sia nel senso cronologico, sia nel suo valore di testimonianza tragica definitiva. Ne parleranno la direttrice della Fondazione Bianciardi, Lucia Matergi, e lo studioso Federico Masci, in un dialogo tra di loro e con chi vorrà partecipare all’incontro. In "Aprire il fuoco" confluiscono i tanti caratteri della scrittura bianciardiana che, prima disseminati in ordine sparso tra le pagine di romanzi, racconti, articoli, qui trovano un coagulo sofferto e insieme vitale, destinato a coinvolgere chi legge nel gioco di rimandi senza fine.
La complessità del romanzo, che è anche il segreto della sua modernità, chiama in causa tutti coloro che non si accontentano del capolavoro più noto, "La vita agra", ma vogliono andare ancora più a fondo nella perlustrazione del grande scrittore grossetano.
Come scrisse Ettore Bianciardi, figlio dello scrittore e recentemente scomparso, nella prefazione alla pubblicazione del 2001 di ExCogita editore: "Questo libro pensato negli anni di Rapallo, dal 1964 all’inizio del 1968, contiene una lucida anticipazione di tutti gli sconvolgimenti che la società italiana avrebbe subìto negli anni immediatamente successivi, e delle nuove idee che si sarebbero affermate... Conserva una incredibile forza innovativa e rivoluzionaria".