Grosseto, 21 marzo 2024 – Dieci mesi di inferno, poi la consapevolezza che quello che stava vivendo non era tollerabile e la decisione di uscire dal vortice di soprusi e angherie. Trovato il coraggio di dire basta, se n’è andata, ha ripreso in mano la sua vita e per spezzare ogni legame con il passato ha messo migliaia di chilometri dal paese maremmano dove viveva e il luogo dove ha deciso fosse giusto vivere. Adesso abita all’estero, ma qui è dovuta tornare per un giorno perché chiamata a raccontare anche davanti ad un giudice quello che aveva vissuto e che aveva già scritto nella denuncia che aveva presentato nei confronti del marito e della suocera, indicati come i suoi due incubi durante la convivenza.
Lei è una ragazza ventenne di origini marocchine, così come il marito di qualche anno più grande e la suocera. Di loro ha detto che tra il settembre 2022 e il luglio 2023 la costringevano a tenere il velo anche in casa, che le impedivano di uscire dall’abitazione e che – anzi – quando erano loro ad andarsene chiudevano la porta a chiave dall’esterno. Non poteva mangiare insieme a loro, ma doveva restare in camera, non poteva studiare né essere visitata da un medico in caso di malessere.
In più, il suo racconto parla anche di insulti e di percosse, colpita da una bottiglia lanciata contro di lei. Il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna ha deciso di fissare l’incidente probatorio per capire meglio la situazione e trovare riscontri oggettivi alle accuse contenute nella sua versione dei fatti. Fatti che, almeno in parte, sono stati contestati subito dalla difesa delle due persone indagate. Se il procedimento avrà un seguito (ed eventualemte di che tipo) adesso lo deciderà la Procura, ma l’apertura di un’indagine con l’ipotesi di questo tipo di reati ha provocato intanto la presa di posizione dell’europarlamentare Susanna Ceccardi (Lega).
"La terribile storia di sopraffazione che sta emergendo a Grosseto, vittima una donna marocchina – dice Ceccardi –, è l’ennesima testimonianza di quanto il fondamentalismo islamista calpesti la libertà e la dignità delle nostre concittadine musulmane e di quanto sia necessaria un’opera pervasiva e massiccia non solo di repressione contro il patriarcato islamico ma anche di sensibilizzazione verso le donne che sono venute a vivere nel nostro Paese, affinché possano ribellarsi alle imposizioni barbare di mariti e parenti che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura e con le nostre leggi. Evidentemente i manifesti che ho fatto affiggere, con l’immagine di una donna velata dal niqab e la scritta ‘In Europa hai gli stessi diritti di tuo marito’, che tanto hanno fatto indignare gli imam e le comunità islamiche, vanno nella giusta direzione".