Violenza sessuale su minori e detenzione di immagini pedopornografiche. Con queste accuse, un allenatore di calcio di 34 anni, è stato rinviato a giudizio: il processo si aprirà il prossimo 10 maggio a Firenze. Tutto è nato però in provincia di Grosseto: l’inchiesta è partita proprio dalla Procura maremmana dopo la denuncia di una mamma, ma poi è stata trasferita a quella distrettuale di Firenze competente per i reati informatici. L’allenatore, originario della provincia di Siena, secondo l’accusa avrebbe abusato per due anni di una ragazza minorenne che giocava a calcio. Il mister l’avrebbe circuita con premure e promesse, poi la violenza. Gli abusi sarebbero andati avanti per due anni, a partire dal 2020, insieme alla minaccia di non parlare mai di quegli incontri segreti con nessuno. Anche perchè la ricattava: l’allenatore chiedeva alla ragazzina pose sexy o nuda. E lei, ormai in preda psicologica all’uomo, inviava le immagini. Secondo l’accusa l’allenatore avrebbe indotto la ragazzina ad avere un rapporto sessuale con il cugino di 10 anni e poi di inviargli le foto. La ragazzina obbedì anche a quel terribile input. Ma il ragazzino dopo quell’esperienza non voleva più giocare con gli amici, era diventato aggressivo anche in famiglia. A far partire le indagini, come detto, è stata la mamma di un altro baby giocatore di 14 anni. La donna, controllando il cellulare del figlio, si è insospettita per alcuni messaggi con cui il coach della squadra di calcio invitava il ragazzo a casa per ritirare un regalo: le casacche di due società. Il quattordicenne ha poi raccontato alla madre che era andato a prendere il dono, ma si era subito allontanato perché il tecnico aveva tentato abusi. Così la madre si è rivolta ai carabinieri. Gli investigatori hanno sequestrato il cellulare dell’uomo e hanno trovato centinaia di foto e video a contenuto pedopornografico. Tra quegli scatti c’erano anche quelli con un altro giovane di 14 anni, invitato a casa per fare "massaggi". Anche questi molto ambigui.
CronacaAbusi su baby calciatori. Un allenatore va a processo. La denuncia di una mamma