STEFANO CECCHI
Sport

Stefano Pioli: il nuovo allenatore della Fiorentina pronto a fare la differenza

Stefano Pioli, con la sua esperienza e visione tattica, è la scelta giusta per guidare la Fiorentina verso nuovi successi.

Tifosi della Fiorentina nei distinti mentre seguono la partita con attenzione e partecipazione

Tifosi della Fiorentina nei distinti mentre seguono la partita con attenzione e partecipazione

La scelta giusta. Dicono che oramai la panchina viola sia assegnata a lui e che solo opportunità fiscali abbiano fatto slittare al 3 luglio il suo arrivo a Firenze. Se così fosse, davvero credo non esista alternativa possibile migliore a quella presa dalla dirigenza viola. Perché Stefano Pioli da Parma, 60 anni spesi intorno alle traiettorie di un pallone, ha davvero le caratteristiche per potersi definire l’uomo opportuno al momento opportuno. Un tecnico di statura e pedigree nobile per ridare una rotta certa a un vascello che dopo l’addio di Palladino rischiava di sbattere sugli scogli del caos. Ora: di lui spesso è passata l’immagine di persona rassicurante che non concede niente all’eccesso, una sorta di pater familias che sa farsi benvolere dentro lo spogliatoio. Ed è un’immagine vera, come certifica anche il suo passato a Firenze: nell’ora più drammatica della recente storia viola, lui ha saputo sostenere con la sua drittura un gruppo di ragazzi che con la scomparsa di Astori rischiava di affondare.

Ma sarebbe sbagliato pensare a lui solo con questa immagine. Perché Pioli nell’Universo Calcio è stato anche altro. E’ stato professionista di campo capace di intuizioni tattiche non banali. Un allenatore non talebano che si è affidato a filosofie calcistiche diverse, plasmando le sue squadre a volte con la cautela della seduzione difensiva, a volte con la fascinazione della fase offensiva, come quando, ai tempi della Lazio, mise in mostra il calcio più ammaliante del campionato. Un allenatore di visione e folgorazione, capace di vincere uno scudetto con una rosa che non era la più forte del torneo. Andate a rivedervi le partite del suo Milan scudettato con l’intuizione di Kessie trequartista e la regia doppia di Bennacer-Tonali e capirete come pensare a Pioli solo come "una brava persona" sia un’eresia calcistica. Qualcosa che ingiustamente lo diminuisce.

Certo, lui non è personaggio che buca il video. Come Roberto Carlino, più che vendere sogni sembra offrire solide realtà. Meglio così. Se poi uno pensa al fatto che per venire a Firenze lui ha rinunciato a una pioggia torrenziale di milioni arabi, dimostrando di essere ancora attratto di più dalla magia di una palla che rotola e dall’applauso di una città che non dal lievitare di un conto in banca, non può che non esserne orgoglioso. Stefano Pioli, la dimostrazione che il pallone può ancora rivendicare l’idea meravigliosa dell’appartenenza e che le scelte monetariste dei vari Donnarumma, Roberto Mancini e Simone Inzaghi non sono un obbligo nemmeno nel calcio di plastica di oggi. Qualcosa che scalda il cuore e che porta a tifarlo con ancora più orgoglio. Sì, se davvero il 3 luglio dovesse arrivare a Firenze per vestire i panni dell’allenatore viola, per chi scrive sarebbe davvero la scelta giusta.

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