Praga una città splendida Ma stadio da Due Strade

La Uefa ha scelto una bellissima città per la finale di Conference. Praga è un sogno: i suoi palazzi, il ponte Carlo, la musica, la vita, la storia. Peccato che poi hanno scelto uno stadio grande più o meno come quello delle Due strade. Pochi biglietti, quindi selezionatissimi. In pratica per metterne in tasca uno devi aver già assistito a una partita europea. Poi avere la viola card, due scontrini dello Scheggi, una laurea con bacio accademico in ingegneria elettronica, possedere una 127 rally dell’87 (vale anche il vecchio libretto), saper disegnare l’unico gol di Verdù con la maglia della Fiorentina, possedere l’autografo di Portillo o, in alternativa, un selfie con Maxi Olivera. Insomma, il cerchio si restringe. Forza e coraggio, chi ci sarà qualcosa lo avrà già vinto. Comunque dai, avere solo due settimane di adrenalina e discorsi tra una finale persa e il possibile riscatto non è cosa da poco. E solo per questo la squadra merita un grazie grande come il Viola Park. Le ricadute metaboliche sui pensieri che corrono per strada e nei bar sono come al solito mutevoli.

Siamo appassionati, quindi capaci di tradurre una sconfitta in molti modi. Chi si deprime per la serie “mai una gioia”, chi guarda subito oltre (e fa bene), chi si arrabbia per certi errori, chi si affida all’idea che in Europa è tutto più bello, vuoi mettere. Ma sì dai. E poi solo noi siamo capaci di appendere un cartello davanti al bar la mattina dopo la sconfitta con scritto "Oggi si parla solo di … (non si può dire)". Poi ci sono i protagonisti, che come sempre vengono difesi o messi sotto accusa. Tutto dipende da come vediamo la vita. Terracciano da Santo a si insomma ma…, Jovic che ti illude e poi ti fa piangere. Attenzione, però. Questa volta ha pianto anche lui. E allora scatta anche il meccanismo empatico, quello che poi ci rende più umani. Diciamocelo, Jovic è uno che il pallone lo tratta coi piedi del fuoriclasse. Poi però… e allora succede che quando le cose si mettono male tu pensi, e magari dici ad alta voce "Ora entra Luka e la risolve". Lo dici e lo pensi, perché i numeri ce l’ha eccome, il ragazzo. Lo dici e lo ridici da ottobre a maggio. Lo hai ridetto anche mercoledì sera e poi lo hai visto piangere e pensi: lo ridirò. E sai perché? E’ la legge dei grandi numeri, questione di statistica. E allora forza Luka, almeno fino al fischio finale della sfida di Praga. Poi ogni discorso avrà più senso. E poi diciamocelo: il portiere e il centravanti sono la base di partenza per ogni squadra ambiziosa. Non è un giudizio su chi c’è adesso, solo uno sguardo oltre.

Infine: il presidente della Fiorentina che consegna la maglia a Papa Francesco è una bella immagine. Magari un colpetto di ferro da stiro (cit) ci stava bene, ma non importa, così è tutto più cool.

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