
Giocatori di culto, bi-sides perdute nell’hardware interiore, nomi distrattamente passati sotto i nostri occhi e dimenticati come un pallone calciato da Tomovic tra i tavolini dello Scheggi: Munua, Della Rocca, Rosi, Hegazi. Roba da collezionisti di volti sconosciuti, di turisti usa e getta di passaggio al Campo di Marte. Tutto questo per ricordarvi che in questi giorni c’è chi ha dato l’addio al calcio, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile, come quando Biraghi immagina di fare la diagonale. Il suo nome è Verdù, come la canzone di Jova, Liga e Pelù. Un nome simpatico, che con Dodò avrebbe formato una gran coppia. Altri giocatori underground hanno avuto maggior fortuna. Iakovenko postava le foto con la moglie sui social attirando così l’attenzione, non proprio su di sé. Benalouane stava per dare il nome a una fermata della tramvia che andava a Careggi. Verdù niente, lascia il calcio e la Fiorentina nemmeno organizza una partita in piazza Fardella per fargli salutare i tifosi. E comunque il precampionato sta per finire: tra una settimana si comincia e voi non avete ancora finito di litigare sui social sul destino di Torreira. Argomento scivoloso: se dici che ti manca sei una vedova di Torreira, se sottolinei il fatto che l’Arsenal voleva quindici milioni dalla Fiorentina e la richiesta al Galatasaray non superava i quattro sei ingrato nei confronti del piccolo regista uruguayano, protagonista di un nuovo sequel di "Mamma ho perso l’aereo", quando in partenza per Istanbul aveva deciso di lasciar perdere. La verità è che lui sperava ancora nella Fiorentina, e questo gli fa onore. Certo che se Barone avesse ripreso Torreira a tre milioni avrebbe fatto una gran figura. Ma c’è Amrabat, pupillo della società. Che deve vedersela con Mandragora, sicuramente più regista di lui. Meglio non fare confusione.
Narra la leggenda che Gori non sia andato all’Ascoli perché la società marchigiana non ha dato molto spazio al figlio di Joe, e così Gori è finito alla Reggina. Così, almeno, ha detto il presidente dell’Ascoli, facendo tornare alla mente il caso del giovane (allora) Bartolelli, figlio di un dirigente di Cecchi Gori descritto sulla stampa come lo Skuhravy del 2000 e poi girato al cinema Marconi, di cui per un periodo si occupò della gestione. Il vero problema dei figli dei dirigenti è che magari hanno anche delle qualità, ma alla fine saranno sempre considerati dei raccomandati e questo non li aiuterà. Facciamo gli auguri sinceri al figlio di Joe, che sicuramente in questa storia colpe non ne ha. Intanto noi tutti restiamo appesi al destino di Milenkovic. Sarà Fali Ramadani a decidere il suo futuro (e molto altro). Saranno invece gli attaccanti a decidere il destino della Fiorentina. Partiamo dai fondamentali: per fare gol bisogna calciare in porta. E dai …