
Gianmaria Vassallo e Leonardo Pieraccioni (foto Umberto Visintini/New Press Photo)
Firenze, 29 gennaio 2019 - "Si è presentato da me questo figliolo di vent’anni per raccontarmi il suo lavoro di riscoperta della canzone della tradizione fiorentina. Mi ha colpito che così giovane sapesse tutto dell’argomento. Mi ha incuriosito. E così ho capito che Gianmaria Vassallo è un paladino coraggiosissimo del recupero delle tradizioni musicali che si perdono". Leonardo Pieraccioni, dopo il trionfo del suo tour, insieme a Conti & Panariello, abbraccia una nuova sfida. Valorizzare e magari diffondere il più possibile attraverso lo spettacolo la canzone e l’opera di un grande da rivalutare come Odoardo Spadaro. Ieri è stato da noi in redazione, accolto dal direttore Francesco Carrassi, a raccontare questo impegno d’autore. Con Pieraccioni l’attore e ricercatore Gianmaria Vassallo, di anni 23, che debutterà, senza Pieraccioni, al Teatro della Compagnia con «Il mio nome è Spadaro», regia di Riccardo Giannini, il 15 febbraio. Il ricavato andrà a Cure2Children che promuove la cura dei bambini affetti da malattie oncologiche.
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Leonardo, come ha conosciuto Gianmaria Vassallo?
"Me lo segnalò un attore, Brunetto Salvini e mi disse: questo è un raro ragazzo che ha scelto una strada in salita per fare l’attore. Si è fatto paladino della musica della tradizione. In effetti, se ci pensi, è più facile scoprire un trapper nuovo che non uno anche coraggioso che va alla ricerca di una grotta magica quale è repertorio di Spadaro".
Per cui?
"Quando l’ho visto e conosciuto pensavo di sapere molte cose di Spadaro. Ma lui mi ha steso: conosce i più piccoli dettagli della sua vita non solo artistica. Una cosa bella per un ragazzo motivato che vuole raccontare qualcosa che altrimenti andrebbe perduta".
Insieme avete già fatto qualcosa.
"Abbiamo cantato ‘Il valzer della povera gente’ in studio con un maestro come Marasco che appare in video, per gentile concessione della sua famiglia, e che partecipa con noi in questa clip volutamente semplice perchè si possa godere del testo di una canzone che è uno struggente racconto d’amore e di nostalgia".
Crede che i giovani realizzino?
"Ogni ventenne che andrà a teatro a vedere lo spettacolo sarà una piccola conquista, quasi una medaglia. Quando la mia figliola ascolta dall’inizio alla fine il Valzer della povera gente e mi dice ‘babbo rimettila’, vuol dire che in quelle parole c’è un racconto che non deve andare perduto. Sono mondi abbastanza rari di toscani e toscanismi che si ritrovano con Spadaro nell’accezione più perfetta".
Che bacione porta lei a Firenze, Pieraccioni?
"Con queste parole è riuscito a raccontare la bellezza della nostra città prendendola di sotto: partendo dallo struggimento di uno che vive lontano, forse in Sudamerica. Il mio bacione è capire che in questa canzone c’è la nostalgia di Firenze, di un vivere un mondo in tre minuti e mezzo".
Il messaggio?
"Chi è genitore ha una resposabilità: se non avessi avuto i miei che mi hanno fatto conoscere le canzoni di Spadaro, non sarei così oggi. Abituarsi ad ascoltare il bello è questo il messaggio: e insegnarlo ai propri figli. Per dare a loro un’alternativa anche contro questa omologazione dei gusti".