Titti Giuliani Foti
Firenze

Toni e Peppe Servillo: fratelli nella napoletanità

Canzoni e musica per temi universali in "La parola canta", alla Pergola fino a domenica

I Servillo in scena

Firenze, 5 marzo 2015 - Una scena fatta di seggiole e leggii dove gli artisti arrivano tutti insieme: inizia così "La parola canta" dove i Servillo's bros sono i protagonisti. Ancora insieme, ancora una volta: con due registri immensamente diversi e anche distanti. Spetta a Toni Servillo aprire la carrellata di letture speciali sillabando Napule, testo di Mimmo Borrelli dove si approfondisce il dolce e l’amaro della sua città in un unico urlo a più non posso, quasi una corsa, che ci mette davanti subito, per chi ancora non lo spesse, a quel che Toni Servillo è: un interprete grande e raffinato che in questo spettacolo pare misurarsi con quella vecchia cara phonè, cioè la dialettica del pensiero. Lo spettacolo sarà al Teatro della Pergola fino a domenica 8 marzo, fuori abbonamento. Sul palcoscenico un'alternanza di situazioni: è studiata così La parola canta: Toni che recita, Peppe che canta e che ancora, pur sul palcoscenico della Pergola, fa tornare in mente la Piccola orchestra degli Avion Travel. Anche se interpreta Guapparia di Libero Bovio.

Con Toni tornano a vivere sul palcoscenico i più grandi autori napoletani, i più famosi e i più amati come per Fravecature di quel Raffaele Viviani ritrovato con Scaparro e Ranieri, o la Canzone appassionata di Mario e Litoranea di Moscato, fino al poemetto Vincenzo De Pretore, tratto dalla fantastica pièce in cui il grande Eduardo - che sul palcoscenico della Pergola era di casa - rivisita il paradiso e ne crea uno suo, dove i figli di padre ignoto possono trovare casa. Ed è uno spettacolo nello spettacolo con un Toni Servillo, che vola su registri difficilmente raggiungibili.

I due fratelli puntano sulla forza emotiva di Te voglio bene assaje, composta nell’Ottocento e rivisitata dopo il Duemila, come su quella di brani che ormai rientrano perfetti come Maruzzella divertenti come Dove sta Zazà. Il finale è dedicato a quelle meravigliose elaborate contaminazioni linguistiche del poeta napoletano Michele Sovente. È appoggiandosi su questi e molti altri contributi che Toni con Peppe Servillo danno vita a un mondo di fantasia e di creatività scenica in un allestimento teatrale che spazia fra i diversi generi, dalla letteratura alla musica, al teatro, e tocca con la propria curatissima dizione tutti i diversi gradi acustici vocali: da un’intensità forte e marcata, a una lieve e delicata, da un ritmo veloce e incessante a uno lento e appassionato. "La parola canta" rende omaggio a Napoli in una scansione di ritmi, gesti e musica antica. Uno spettacolo a parte sono i bravissimi musicisti di questo gruppo di archi: il Solis String Quartet con Vincenzo Di Donna violino; Luigi De Maio, violino; Gerardo Morrone viola; Antonio Di Francia cello. Lo spettacolo è decisamente maschilista, neppure una donna in scena. Ma è piacevole ed ha il pregio di fare del napoletano una lingua viva che ha ancora molto da offrire. Toni Servillo è superlativo e merita di sicuro la fama e che ha. E non facciamo paragoni.