Museo Marino Marini: "Questo centro di arte contemporanea è un unicum al mondo"

Le parole di Patrizia Asproni, la presidente di questa eccellenza nel cuore di Firenze che raccoglie sculture in bronzo, gesso, legno, cera, pitture e disegni di uno dei protagonisti della scultura del Novecento

Patrizia Asproni, presidente del museo 'Marino Marini' di Firenze

Patrizia Asproni, presidente del museo 'Marino Marini' di Firenze

Firenze, 31 luglio 2022 – Per scoprire la storia, l’arte e le attività del museo Marino Marini abbiamo sentito Patrizia Asproni che di questo museo è la presidente.

Un museo di arte contemporanea nella culla del Rinascimento: presidente, ce ne vuole raccontare la storia?

“Il museo Marino Marini è stato inaugurato nel 1988, quindi ha poco più di trent’anni e nasce proprio per ospitare la collezione dell’artista Marino Marini, per volontà della moglie - Mercedes Pedrazzini - che dona alla città la collezione di suo marito chiedendo che questa sia ospitata nella ex chiesa di San Pancrazio”.

Come si realizza tutto questo?

“La città di Firenze quindi accetta questa donazione e commissiona a due architetti – Bruno Sacchi e Lorenzo Papi – la ristrutturazione e la trasformazione della ex chiesa di San Pancrazio in museo di arte contemporanea. Questo edificio che ha una base medioevale e poi rinascimentale custodisce al suo interno peraltro il capolavoro dell’architettura del Rinascimento con la cappella Rucellai, costruita nel 1467 da Leon Battista Alberti. Quindi, questo museo di arte contemporanea è un unicum al mondo perché al suo interno ha una chiesa ancora consacrata rinascimentale e lo spazio viene quindi condiviso da un grande artista come Marino Marini, lo scultore italiano più quotato al mondo, insieme appunto a un capolavoro dell’architettura del Rinascimento”. Patrizia Asproni fa qui riferimento alla prima cappella laterale sinistra, ancor oggi consacrata, della ex chiesa, che contiene il Sacello del Santo Sepolcro, gioiello realizzato nel ‘400 dall’Alberti per volere della famiglia Rucellai.

La ex chiesa di San Pancrazio in una festa di luce e di spazi raccoglie più di centottanta opere di Marino Marini.

“Esatto”.

Quale l’allestimento scelto nell’esposizione delle opere al fine di farle godere appieno al visitatore?

“Il museo è straordinario per molti versi: intanto perché la sua ristrutturazione ha lasciato intatti gli spazi open space che erano propri della chiesa di San Pancrazio e questa ristrutturazione ha privilegiato la luminosità, lo spazio, ma anche le passerelle aeree che consentono di ammirare la collezione dall’alto e soprattutto da tantissimi punti di vista”. La presidente fa notare come ogni punto di vista permette una visione diversa del museo e delle opere di Marini. “E’ un unicum in quanto l’allestimento del museo è stato proprio concepito sulle opere”.

E come?

“Ogni parte dell’allestimento è stata studiata in anticipo sulle opere che ne occupano lo spazio e per questo è davvero un museo unico al mondo”. Si può dire che qui la modernità è strettamente legata alla tradizione? Pensiamo ad esempio alla memoria etrusca di queste opere e ancora all’antica sede che le ospita. La presidente risponde che ciò le sembra evidente, ripetendo che la chiesa ha una base medioevale e poi rinascimentale che sono state lasciate intatte: “per cui chi visita il museo può benissimo vedere qual era la sua base di riferimento” e nello stesso tempo ammirare gli straordinari inserimenti modernissimi. “Quindi è proprio una coniugazione di passato, presente, ma – se vogliamo – anche futuro perché comunque il suo allestimento per l’epoca in cui fu fatto fu molto audace e avanzato”.

Negli ultimi anni è mutato l’approccio del fruitore all’arte moderna? E se sì, come?

“Intanto l’arte contemporanea è diventata familiare anche in Italia, pur se un po’ in ritardo rispetto ad altri paesi”.

Per la dottoressa Asproni c’è oggi un differente approccio a quest’arte come testimoniano le frequentazioni soprattutto delle mostre e delle esposizioni temporanee. “Per quello che  riguarda il museo Marino Marini i visitatori apprezzano moltissimo la diversità del museo rispetto alla tradizione rinascimentale” e il fatto che anche nella Firenze del Rinascimento si trovi arte contemporanea e la città si sia aperta completamente anche su questo versante influendo sul gusto e l’approccio all’arte dei fruitori. "Per questo i visitatori del museo sono aumentati e di questo siamo felici, ma c’è anche un approccio diverso, c’è un approfondimento diverso, una grande apertura anche alle proposte di artisti che sono prettamente contemporanei”.

E questo da quando essenzialmente?

“Non c’è un momento che segna un discrimine temporale; diciamo che Firenze ha cominciato anche con Henry Moore – se vogliamo – al Forte Belvedere, ma poi anche con le esposizioni in Piazza Signoria, con le mostre anche di Palazzo Strozzi, con quelle del museo del Novecento, con le mostre fotografiche. Tutto questo ha aperto completamente la città all’arte contemporanea e ciò facilita poi l’osmosi fra i diversi luoghi e quindi – chiaramente – porta il visitatore anche ad apprezzare ciò che non è esclusivamente rinascimentale”.

Il numero dei visitatori è quindi aumentato?

“Sì, io posso dire tranquillamente che c’è un trend positivo da questo punto di vista. Il museo intanto è sempre più conosciuto, anche se non è inserito all’interno dei circuiti dell’arte rinascimentale che ovviamente a Firenze la fa da padrone e i visitatori volentieri vengono a vederlo, come anche altre strutture che in città si occupano di arte contemporanea”. La presidente fa notare come le visite siano andate crescendo negli ultimi cinque anni: “è stato un lavoro molto costante di apertura e coinvolgimento dei visitatori e della comunità perché noi ci rivolgiamo moltissimo ai fiorentini e quindi ai cittadini, proprio alla comunità”.

Che tipo di visitatori avete?

“I nostri visitatori – devo dire – sono un target anche molto alto, sono un target che apprezza questo tipo di spazio e che soprattutto visita più luoghi della città quando si tratta di turisti. Noi non abbiamo un turismo mordi e fuggi, ma abbiamo un turista che conosce già Firenze e che quindi apprezza scoprire anche il Museo Marino Marini”.

Relativamente alla fruizione per tutti della struttura in che modo il museo si impegna sui temi dell’accessibilità?

“Il museo è molto avanzato e da sempre si occupa dell’accessibilità: è totalmente fruibile. Naturalmente, ha abbattuto tutte le barriere architettoniche. Peraltro, il museo è conosciuto anche come una best practice per quello che riguarda per esempio l’Alzheimer, le malattie neurodegenerative, in quanto ha sempre collaborato anche con l’Europa su questi temi. Le persone diversamente abili non hanno alcun problema nella visita del museo” – continua la presidente – “perché è tutto molto facilitato: abbiamo piattaforme che elevano le carrozzine per i disabili fisici, ma anche un approccio per coloro che hanno problemi con la vista. Le nostre conferenze sono quasi sempre tradotte in linguaggio LIS - cioè nel linguaggio dei segni - proprio per far accedere chiunque a ciò che offre il museo”. Vi sono iniziative o attività allo studio nel breve termine per il vostro museo? “Il museo ha un’attività pressoché quotidiana, nel senso che quasi ogni giorno offre tutta una serie di attività ai visitatori e alla cittadinanza”. Asproni precisa che il museo che si rivolge ai vari target in maniera completa: durante l’anno scolastico ci sono i servizi e i laboratori rivolti ai bambini a cominciare dalle scuole materne, in cui “imparano l’arte giocando, ma arriviamo fino alle persone molto anziane alle quali offriamo laboratori, alle persone diversamente abili e anche a coloro che hanno malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson”.

La dottoressa tiene a ricordare infine che il museo offre una gamma pressoché continua di esposizioni temporanee ed eventi come talk, presentazioni, reading. “Abbiamo teatro, musica, tutto quello che oggi un museo multidisciplinare può e deve offrire ai suoi visitatori, ai suoi target” e conclude: “Noi diciamo sempre che il museo Marino Marini è un museo molto nordico dal punto di vista dell’approccio proprio perché offre una vastissima gamma di attività che s’inseriscono nella comprensione della collezione, ma che vanno anche oltre”.

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