Da Settignano a uno sguardo globale. Don Giorgio Tarocchi e la fede senza alibi

Stefano Zecchi ricostruisce quasi cinquant'anni di vita pastorale e civile

Giorgio Tarocchi in un'immagine giovanile

Giorgio Tarocchi in un'immagine giovanile

Firenze, 30 aprile 2021 - Con 'Volersi bene malgrado tutto. Don Giorgio Tarocchi parroco di Settignano (1970-2017)', edito da Sef, Stefano Zecchi ricostruisce il profilo di un presbitero (1934-2017) che ha lasciato una bella impronta pastorale e aiuta a cogliere la profondità un uomo radicato nella costruzione di una comunità in una frazione nobile di Firenze ma mai provinciale, Settignano, con uno sguardo che lo porta fino in Perù e in Terra Santa, lungo 47 anni di servizio, di letture, di rapporti con personalità e realtà (a partire da quelle religiose e associative della zona e del vicariato) cercate per fare crescere la vita della sua comunità e la sua partecipazione agli eventi del mondo e della città; con un nodo decisivo di riflessione, quasi un tormento, per il superamento di quella distinzione tra preti e laici che diventa spesso un alibi per disperdersi e delegare.

Zecchi colloca le tappe del ministero di Tarocchi in relazione agli eventi diocesani, storici e della Chiesa. Anche in questa modalità di ricostruzione c'è un segno della formazione data da don Giorgio. Con un'introduzione e poi cinque sezioni, Zecchi rende conto di una vita attraverso eventi, scritti, omelie e testimonianze, dall'età del ciclostile a quella digitalizzata, dagli anni '70 che scontano ancora la divisione postbellica tra comunisti e democristiani anche in Settignano si tocca con mano. Sono gli eventi drammatici di quegli anni che tuttavia spingono un mondo che vive in una sorta di antagonismo a dare spazio e concrtezza a quella certezza (“guardare avanti”) che Tarocchi non vive come principio astratto ma come ricerca di relazioni per un passo di sintesi e di bene comune. E' utile a riguardo proporre anche i nomi di chi ha dato testimonianze a Zecchi: Tea Albini, Francesca Baldry, card. Gualtiero Bassetti, Francesca Breschi, Riccardo Brunini, Alessandro Casetti, Lorenzo Cassi, Sergio Ferli, Francesco Festini, Maurizio Landi, don Giuliano Landini, Carlo Lapucci, Leandro Lombardi, Giovanni Mazzi, mons. Lino Panizza, Angelo Passaleva, suor Damiana Spignoli, don Paolo Tarchi, padre Serafino Tognetti.

La cronaca e i media tendono a espungere quella dimensione essenziale per i credenti che è la relazione con Gesù, che è per loro il vivente, non una luce del passato. Nell’ultima lettera al consiglio pastorale Tarocchi sottolinea come “la novità di Cristo non invecchia mai… Ogni volta che cerchiamo di ritornare alla fonte e recuperare la freschezza del Vangelo, spuntano strade nuove, metodi creativi, altre forme di espressione”. E parlando di se stesso: “Il mio ruolo dovrebbe essere quello del vecchio che coltiva sogni, non getta acqua sul fuoco e sa fare passi indietro. I giovani sono quelli che devono avere ‘visioni’ aperte al futuro”. E' il dramma dell'attuale stagione di dispersione in cui sembrano mancare visioni, in cui si vive massificati pensando di essere al centro di tutto ma da soli. Ecco perché anche questa biografia pastorale di Zecchi è importante: rileggendo la vita di Tarocchi vi si trova l'intreccio con quello di una comunità che viene educata a sentire sofferenza e speranza, festa e condivisione. “La Chiesa per lui non aveva frontiere – si legge - Il suo anelito e impegno missionario lo hanno portato a conoscere l’India, l’Africa e America Latina (il Perù). È venuto due volte a Lima (Perù) con un gruppo di fiorentini (amici di Settignano) per farli conoscere e condividere la sua missionarietà dando una forte testimonanza di fede e di grande carità, con una costante preoccupazione per i più poveri, per gli ultimi, quelli che papa Francesco chiama 'Lo scarto dell’umanità'”. La passività si supera con il rapporto personale e invece aumenta quando si dà “per scontato un impegno di vita cristiana e di santità da parte di ciascuno”.

Nella Settignano che custodisce la memoria di D'Annunzio e di Desiderio, di Tommaseo, e, sotto il profilo spirituale, sede dei 'Figli di Dio' di don Divo Barsotti e di realtà religiose formative come le suore di Santa Marta, che ha ospitato cantautori che vi hanno composto hit internazionali, ci si potrebbe accontentare, muoversi dalla parrocchia al circolo all'associazione, ma don Giorgio ha in mente un altro orizzonte.

“Quando si identifica la Chiesa con l’organizzazione, con l’insieme dei religiosi e del clero, la parrocchia apparirà come una struttura nella quale il parroco sarà visto come colui che deve soddisfare i bisogni spirituali dei fedeli, come l’unico responsabile e custode della vita religiosa di tutti, mentre i battezzati si considerano dei sudditi che ricevano i sacramenti, ascoltano, obbediscono e… tacciono. È un modo di pensare che annulla il senso della comunità”. E aggiunge: “Non possiamo dire tranquillamente “fratelli” a tante persone in chiesa e poi vivere con perfetta indifferenza, se non con ostilità, verso di loro. Si tratta di mettere più verità in ciò che facciamo”.

E' il problema di tutti sbilanciarsi oltre di sé. Ecco perché queste pagine possono essere utili a qualsiasi tipo di lettore. Pensiamo al tempo del Covid che don Giorgio non ha conosciuto, con queste sua parole: “È indubbio... che alcune situazioni contingenti, spesso dolorose, ma talvolta anche l’egoismo o le carenze di una società non sufficientemente umana, sono responsabili della emarginazione e dell’abbandono in cui si trovano spesso gli anziani... Sta a noi trovare fra i tanti anziani che ci sono vicini, specialmente per quelli dei pensionati o ricoveri di Settignano, un modo nuovo per aiutarli a trovare serenità e fiducia”.

Negli anni della radicalizzazione, Tarocchi sviluppa una riflessione sull'Islam: “Non pensiamo che il fondamentalismo riguardi soltanto il mondo islamico. Si tratta di un fenomeno presente ovunque, particolarmente legato a una fede religiosa. È caratterizzato da un atteggiamento rigido e intransigente, dalla presunzione di possedere la verità, che trova le sue certezze e le sue regole in un patrimonio di testi sacri, interpretati in modo letterale. Il fondamentalismo rifiuta qualsiasi differenziazione fra sacro e profano, che è una delle acquisizioni della modernità e dà un valore indiscutibile alle indicazioni contenute nei testi sacri, anche per la vita sociale e politica”.

Il 22 gennaio 2017 proprio durante la festa di San Sebastiano, patrono della Misericordia, mentre pronuncia l'omelia alla messa delle 11, don Giorgio viene colto da malore e si accascia. Non supererà quella crisi, ma avrà forse varcato la linea dell'ultimo confine ripetendo a se stesso che “la novità portata da Cristo non invecchia mai”.

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