
Seppuku sentimentale. Willie Peyote torna a Firenze lunedì, per raccontarsi alla Tuscany Hall con i pensieri obliqui dell’ultimo singolo “Frecciarossa”, storia di un amore tossico in cui, come suggerito dalla copertina, è lo stesso Cupido a fare harakiri con le frecce del suo arco. "Volevo puntare il dito su quella nomenclatura che spesso tende ad associare i rapporti personali a patologie, spiega il rapper torinese, all’anagrafe Guglielmo Bruno, un modo discutibile di approcciarsi ai problemi relazionali esasperandone i toni".
Qual è l’alternativa?
"Secondo me vale la pena fermarsi un attimo e ragionare sul fatto che forse è proprio la nostra tendenza ad etichettare le cose a rovinare i rapporti. Anche se il pezzo, in fondo, parla di fiducia. Quella fiducia che non dipende solo dagli altri, ma soprattutto da noi. Perché credere negli altri è innanzitutto una nostra scelta".
L’umore è diverso da quello di “Picasso”.
"Credo che ‘Frecciarossa’ sia un pezzo più leggero, ma con un sound un po’ più scuro, mentre ‘Picasso’ era un po’ più triste, ma con un sound più allegro ed estivo. Quanto a sentimento, diciamo che ‘Frecciarossa’ è un buon antipasto del’album che verrà".
Fin dal titolo “Non è (ancora) il mio genere tour 2023”, lo show getta più di uno sguardo al passato di “Non è il mio genere, il genere umano”, suo album di debutto del 2013. Perché, dopo dieci anni, non è ancora il suo genere?
"L’idea del titolo nasce dal fatto che ancora oggi, nonostante il decennio d’attività e il fatto che nel frattempo il rap abbia permeato tutti gli altri generi, la gente non sappia ancora esattamente che musica faccio. La cosa mi fa ridere, ma anche inorgoglire del fatto che il trentottenne di oggi sia riuscito a rimanere coerente col ventottenne di ieri".
Insomma, morirà “povero, ma coerente” come rappa in “Vermi” di Mobrici?
"Povero di fama, intendo. Scelte che ho fatto la vita mi hanno tenuto lontano dal ruolo di popstar. La povertà vera è un’altra cosa".
Tentato da Sanremo?
"No, ma rifarei l’esperienza del Festival per capire com’è realmente. Distanziati sul palco e senza pubblico iil mio nel 2021 è stato monco e per certi versi surreale".
Nel caso ci tornerebbe da solo assieme altri?
"Condividere il palco alleggerisce la tensione, ma io sono tendenzialmente un’artista solista quindi mi immagino lì sopra da solo".
Nel caso con chi le piacerebbe mischiare le carte?
“Motta, ad esempio, con cui ho da poco pubblicato ‘Titoli di coda’ ed è un mio grande amico. O, ancora, Aimone Romizi dei Fast Animals and Slow Kids con cui abbiamo condiviso diverse esperienze. Ma i ‘possibili’ sono tanti, anche se non ci ho ancora ragionato su”.
Andrea Spinelli
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