
Vino in montagna, si può fare davvero
CUTIGLIANO (Pistoia)
In altura sta nascendo il vino di domani: questo il punto emerso in un incontro dedicato alla viticoltura di montagna organizzato dal Gal MontagnAppennino a Palazzo dei Capitani di Cutigliano sulla Montagna Pistoiese. Viticoltura definita eroica, spiega una nota, sicuramente di frontiera, che diventa uno sguardo sul futuro a causa del cambiamento climatico che sta causando una vera migrazione dei vitigni in alta collina o in montagna.
Viene definita eroica la viticoltura sopra i 500 metri di altitudine, in Toscana sono già 1.200 gli ettari coltivati da piccole aziende. Per Carlo Chiostri, rappresentante dell’Accademia dei Georgofili "le prospettive che i cambiamenti climatici impongono sono quelle che fra dieci anni forse parleremo di viticoltura solo in montagna". "Ci sono tante aziende che fanno viticoltura di montagna - osserva Marina Lauri, presidente del Gal - almeno nove già strutturate sul territorio che va dalla Montagna pistoiese all’alta Versilia. Meritano attenzione e un accompagnamento che stiamo fornendo con la nuova programmazione del Gal nei prossimi anni. Nel nostro percorso di ascolto abbiamo visto che i territori stanno cambiando e noi dobbiamo stare al passo per usare efficacemente le risorse che possiamo dare. Questo è un modo per aziende, accademia e istituzioni di incontrarsi e confrontarsi".
All’incontro ha portato la propria esperienza di viticoltore in montagna Andrea Elmi, della cantina Maestà della Formica: "La mia è un’azienda nata nel 2013, sulle Apuane, in località La Foce, nel comune di Careggine - racconta -. Il nostro progetto principale è quello di coltivare Riesling sopra i mille metri, abbiamo già cinque annate commercializzabili".