DUCCIO MOSCHELLA
Cronaca

Vescovi toscani a Gerusalemme. Sveglia all’alba dopo l’attacco: "Tranquilli, stiamo tutti bene"

Momenti di paura nell’ultimo giorno del pellegrinaggio guidato dal cardinale Lojudice. La delegazione, che sarebbe dovuta rientrare in serata da Tel Aviv, trasferita in Giordania .

I vescovi toscani. ad Amman dopo la brusca partenza da Gerusalemme; qui sopra, a sinistra, padre Faltas, e fra’ Matteo Brena (foto Toscanaoggi)

I vescovi toscani. ad Amman dopo la brusca partenza da Gerusalemme; qui sopra, a sinistra, padre Faltas, e fra’ Matteo Brena (foto Toscanaoggi)

"La sirena è suonata alle 3 di notte, ma non sempre è un segnale di pericolo imminente e la gente a Gerusalemme c’è abituata, poi però è arrivato un alert telefonico e lì la situazione è cambiata, anche se non ci sono stati momenti di particolare apprensione". Fra’ Matteo Brena, della Custodia di Terra Santa in Toscana, di solito risiede nel convento del Monte alle Croci, ma da lunedì ha accompagnato i vescovi toscani nel loro pellegrinaggio di solidarietà per i cristiani di Gerusalemme e di Betlemme.

"Considerato che l’attacco è stato verso l’Iran, - aggiunge fra’ Matteo - non abbiamo certo sentito esplosioni, ma il rumore dei caccia che hanno sorvolato la Città Vecchia sì".

È stato un brusco risveglio nelle stanze di Casa Nova, l’ostello per i pellegrini gestito dai francescani nella Gerusalemme storica, per la delegazione guidata dal cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana, della quale fanno parte fra gli altri l’arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli, e i fiorentini Stefano Manetti e Giovanni Paccosi, vescovi di Fiesole e San Miniato, dopo l’attacco israeliano all’Iran, nella notte fra giovedì e venerdì, il giorno che i musulmani dedicano alla preghiera. Il pellegrinaggio, iniziato lunedì, si sarebbe dovuto concludere ieri sera, con il volo delle 20 da Tel Aviv e invece avrà un fuori programma, forse fino a domani, in Giordania, dove il gruppo è stato trasferito quando ieri mattina ha dovuto lasciare in fretta la Città Vecchia, non prima di essere riusciti a celebrare Messa al Santo Sepolcro nella memoria di Sant’Antonio da Padova. Ma in Israele è scattato lo stato di emergenza in attesa della risposta militare iraniana e di conseguenza la chiusura dello spazio aereo.

Per la prima volta a Gerusalemme è stato addirittura impedito l’accesso alla moschea di Al Aqsa nel giorno del venerdì, oltre a bloccare ogni attività in scuole e uffici. "Quando siamo usciti dalla Basilica - continua fra’ Matteo - la polizia stava già blindando la Città Vecchia, chiudendo gli accessi. Ciò ha contribuito a far prendere la decisione di spostarsi in Giordania, unica opportunità di organizzare un volo di rientro in Italia".

Il gruppo, del quale fanno parte anche sacerdoti e laici, è partito alle 10,30 con due pulmini e dopo aver varcato il confine al ponte di Allenby, è arrivata alle 16 ad Amman, accolta in un albergo vicino al Terrasanta College. Il trasferimento è stato organizzato grazie alla collaborazione della Custodia di Terra Santa, del patriarcato di Gerusalemme, della Nunziatura Apostolica.

Prima che la situazione precipitasse, i vescovi sono riusciti a completare nella massima parte il programma del loro pellegrinaggio, iniziato a Gerusalemme con un colloquio con padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, e proseguito a Betlemme, con la recita del Rosario per la pace presso il Muro di separazione fra Israele e i territori palestinesi, a Gerico, sul fiume Giordano, per poi rientrare a Gerusalemme per l’incontro, giovedì pomeriggio, con il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini.

"Questa nuova situazione ci impone tempi diversi - ha detto in un messaggio vocale l’arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli - Stiamo tutti bene. Certamente niente è la nostra sofferenza, i nostri disagi in questo momento rispetto appunto a quello che vivono le popolazioni soprattutto a Gaza e ci rendiamo conto tuttavia che proprio per poter essere vicini e per poter esprimere solidarietà c’è in qualche modo un piccolo prezzo da pagare che è il disagio anche di dover ripartire più tardi". Ad Amman, spiega Gambelli, c’è stato l’incontro con il nunzio apostolico, monsignor Giovanni Paolo Dal Toso. "È stato interessante perché ci ha permesso anche di capire l’importanza di visitare la Giordania, e soprattutto di essere vicini alle comunità del Medio Oriente che in questi momenti vivono situazioni di grande preoccupazione per tutto quello che sta succedendo vicino a loro. I missili passano sopra le loro teste". Nella situazione difficile "che stiamo vivendo, abbiamo anche la provvidenza di conoscere questa realtà e anche la realtà proprio dei rifugiati. Molti vengono dalla Siria, dall’Iraq e tra di loro ci sono molti cristiani e c’è un’opera molto interessante che viene svolta da don Mario Cornioli, che è un prete della diocesi di Fiesole".