Università di Firenze, un progetto per materiali innovativi antisismici

Si chiama 'Miracle' ed è portato avanti dal dipartimento di Architettura dell'Ateneo Fiorentino. I materiali sono in grado di migliorare l'efficienza energetica e la sicurezza antisismica degli edifici.

Valerio Alecci Rosa Romano e Antonino Maria Marra (foto Giuseppe Cabras/New Pressphoto)

Valerio Alecci Rosa Romano e Antonino Maria Marra (foto Giuseppe Cabras/New Pressphoto)

Firenze, 28 giugno 2021 - Un materiale innovativo in grado di riqualificare anche gli edifici storici dal punto di vista sia energetico che sismico. L’Università di Firenze è in prima linea nella ricerca di nuovi componenti. Si chiama ‘Miracle’ il progetto, finanziato direttamente dall’Ateneo con 40mila euro, che si sta portando avanti all’interno del dipartimento di Architettura. Il professor Valerio Alecci è il coordinatore, mentre i suoi colleghi Rosa Romano e Antonino Maria Marra sono responsabili delle unità locali di ricerca.

“Miracle, finanziato come progetto competitivo dalla nostra Università, è uno studio fortemente innovativo – spiega Alecci, docente di Tecnica delle costruzioni -. La ricerca è focalizzata sulla progettazione di un nuovo materiale composito completamente naturale, ecosostenibile e a basso impatto ambientale, capace contemporaneamente di abbattere il consumo energetico e di migliorare il comportamento sismico degli edifici del nostro patrimonio storico-artistico”. Del resto, il dipartimento di Architettura ha una notevole esperienza in ambito nazionale ed internazionale nello studio di materiali compositi per rinforzare le strutture in muratura. Insomma, si può dire che Miracle rappresenti “un’importante evoluzione di esperienze maturate in molti anni di attività”, ci tiene a precisare Alecci.

Ma come si presenteranno questi materiali compositi che sono allo studio? “Semplificando al massimo, potremmo dire che si tratta di grandi cerotti da applicare alle strutture per incrementarne le capacità portanti e migliorarne il comportamento in caso di sisma. I materiali compositi sono noti da un ventennio, ma solo negli ultimi anni la ricerca si è focalizzata su un loro possibile uso anche nella riqualificazione energetica degli edifici storici, in un’ottica di green economy”, spiega il docente.

Oltre a lui, il team è composto da ricercatori, dottorandi e studiosi che operano nel contesto delle attività di ricerca sulle strategie di prevenzione sismica svolte a livello internazionale dal gruppo di ricerca del professor Mario De Stefano nell’ambito dell’Associazione Europea di Ingegneria Sismica e del Centro di ricerca Interuniversitaria Abita, che si occupa da oltre vent’anni di architettura bioecologia e di innovazione tecnologica per l’ambiente. Insomma, un gruppo all’insegna dell’interdisciplinarietà.

Ma quali sono i vantaggi di questo nuovo materiale rispetto a quelli esistenti? “La tematica energetico-ambientale - risponde Romano, - è oggi ancora disgiunta dal tema del miglioramento sismico del patrimonio edilizio storico vincolato. Infatti, se è molto semplice ridurre i consumi energetici di un edificio realizzato negli ultimi 30-40 anni ricorrendo a sistemi di isolamento termico tradizionale, altrettanto non si può dire per gli edifici realizzati prima del 1945, rispetto ai quali è necessario utilizzare materiali e soluzioni che non ne alterino le caratteristiche stilistiche. Inoltre, spesso i materiali utilizzati per garantire il raggiungimento degli obiettivi strutturali sono diversi da quelli necessari per migliorare le prestazioni energetico-ambientali. In altre parole, esistono sì materiali per ridurre la vulnerabilità sismica degli edifici ma questi sono incapaci di fornire contributi in tema di riqualificazione energetico-ambientale. Da questa premessa nasce il nostro progetto, ovvero l’idea di svolgere una ricerca focalizzata alla progettazione di un materiale capace di ridurre la vulnerabilità sismica degli edifici storici consentendo al contempo un miglioramento della prestazione energetica generale”.

Insomma, ci sono tutte i presupposti per affermare che il risultato di questo studio rappresenterà una svolta soprattutto per gli edifici antichi. “Non c’è dubbio - la risposta di Marra -. Il raggiungimento di un più alto livello di sicurezza sismica degli edifici che compongono i centri storici è fondamentale e per noi non può prescindere dalla necessaria compatibilità tra i nuovi materiali e quelli esistenti e dall’incremento dell’efficienza energetica dell’edificio al fine di conseguire una piena conservazione e valorizzazione degli aspetti formali, tipologici e strutturali. Oggi più che mai, poi, è fondamentale intervenire in modo sostenibile”. La sperimentazione del nuovo materiale “è già partita”. Nel 2022 verrà definito il “prototipo strumentale di questo nuovo componente”. Dopodiché verrà testato nel laboratorio di prove materiali e strutture e di tecnologie per l’abitare mediterraneo del dipartimento di Architettura e poi verrà individuato un edificio storico fiorentino per “i primi test su ambiente reale”.

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