GABRIELE
Cronaca

Un viaggio sulle strade dell’amarezza

L'articolo di Gabriele Canè propone l'idea di vietare gli incidenti stradali sulla A1 da Barberino ad Arezzo per migliorare la viabilità a Firenze. Si evidenzia la necessità di interventi per affrontare i problemi strutturali e di traffico della città.

Canè

In qualche modo bisogna metterci un freno, un divieto segnalato sui pannelli luminosi con le conseguenti sanzioni: "Sulla A1 da Barberino ad Arezzo sono vietati gli incidenti stradali, e quantomeno sconsigliati i guasti meccanici dei mezzi pesanti". Prima di tutto per l’incolumità delle persone, ovvio. Bene supremo. Poi, perché a Firenze non ce li possiamo permettere. La viabilità cittadina è concepita infatti come il gioco preserale di Rai1, reazione a catena: un tamponamento a Calenzano provoca automaticamente un blocco del traffico in via Masaccio, un ingorgo al Gignoro e qualche rallentamento a Fiesole. Un camion fermo sulla corsia di marcia può far ritardare l’autobus 17 anche di 60 minuti. Magari esageriamo, ma il quotidiano bollettino di guerra che arriva dalle strade fiorentine assomiglia molto alla descrizione appena fatta. Perché ci sono i cantieri della tranvia e gli interventi straordinari come l’altro giorno in San Frediano, con conseguente inferno di lamiere. C’è la manutenzione ordinaria delle strade e dei servizi. Molte di queste cose ci saranno sempre perché i guasti alle tubature sono fisiologici, ad esempio. Ma soprattutto, e questo è grave, resterà una struttura viaria insufficiente. Resterà la mancanza di una tangenziale, soprattutto, perché la A1 rimane un’autostrada da cui passa mezza Italia, oltre che mezza Firenze. Perché la Fi-Pi-Li è una superstrada che dovrebbe essere messa a pagamento, nel senso però che il gestore dovrebbe pagare chi la usa, essendo perennemente "cantierata" e sfogando a sua volta sulle strade cittadine le sue quotidiane occlusioni. Tutto questo non dipende certo solo da Palazzo Vecchio. Ma un impegno del futuro sindaco/a a mettere mano con le altre istituzioni a questo obbrobrio forse non è secondario. Perché la cosa può dare fastidio, lo capiamo, ma finché le auto esistono, circolano. O almeno hanno il diritto di provarci.