Il coronavirus non ferma gli angeli dei trapianti. "Ma viaggiare è una fatica immensa"

Portano vite a domicilio, ma le restrizioni negli aeroporti mettono a dura prova il Nopc di Firenze. Che però non si ferma

I volontari del Nopc all'aeroporto di Francoforte

I volontari del Nopc all'aeroporto di Francoforte

Firenze, 19 marzo 2020 - E' vero che nella cabina di regia di Firenze sono abituati a organizzare viaggi in tempo reale e a fronteggiare eventuali problemi dell'ultimo minuto e imprevisti vari, come scioperi o ritardi. L'emergenza coronavirus, però, sta comportando un tale caos negli aeroporti e un tale stravolgimento nei voli in tutto il modo che per gli angeli dei trapianti è una vera impresa riuscire a organizzare le consegne in giro per il globo. Una guerra, vera e propria.

Il Nopc (Nucleo operativo di protezione civile) è una eccellenza fiorentina che opera nel mondo e da un quarto di secolo preleva e consegna cellule per il trapianto di midollo negli ospedali di tutto il mondo. I volontari partono, allertati con poco preavviso, vanno a ritirare il preziosissimo dono e lo consegnano a stretto giro di posta, sempre con l'ansia dell'orologio che scandisce il tempo a loro disposizione, là dove verrà eseguito il miracolo medico che permette a un malato di leucemia di tornare a sperare.

"Non diciamo di no a nessuno - spiega Massimo Pieraccini, presidente del Nopc - ma abbiamo dovuto prendere le nostre contromisure, vista la situazione. In particolare posticipare tutto quello che è posticipabile... E' un vero problema, con i voli che vengono cancellati all'ultimo minuto e i vari Paesi che adottano ognuno le proprie restrizioni. Per esempio, in Israele non si entra: tutti devono fare la quarantena. E anche l'Australia ha chiuso i confini, avevamo un viaggio in programma ma per fortuna era posticipabile. Tra nille difficoltà cerchiamo comunque di andare avanti".

I problemi sono quindi numerosi: in certi Paesi non si può entrare, in altri sì ma è complicato organizzare il viaggio, bisogna ricorrere spesso alle triangolazioni: se dal punto A al punto B non si puà andare, bisogna trovare una tappa intermedia per aggirare l'ostacolo. Il che significa un altro volo da trovare e migliaia di chilometri in più.

Ci sono poi volontari in missione che arrivano dall'estero a Fiumicino, ma non possono o vogliono andare oltre: tocca quindi far partire la macchina da Firenze per andare a Roma e tornare indietro. Due volontarie, nei giorni scorsi, hanno fatto un vero giro d'Italia, da Firenze a Roma, poi in Friuli e ritorno. Ma niente scalfisce la capacità e la volontà di ferro dei "missionari" del Nopc.

"Ci sono anche più richieste interne - dice Pieraccini - cioè dall'Italia, trasporti che nel corso del tempo erano stati organizzati internamente ma che adesso sono diventati difficili per cui viene chiesto il nostro aiuto". 

Pieraccini spiega anche che nei giorni scorsi "si capiva che nei paesi europei non c'era l'esatta percezione di cosa stia accadendo. A Barcellona, Colonia, Francoforte si vedevano pochissime mascherine. Noi per fortuna avevamo una nostra scorta".

La conclusione: "I nostri volontari - dice Pieraccini - non si tirano indietro ed è fondamentale".

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