Il nodo tav. Quel tunnel rimasto in cantiere: "Un concentrato di illegalità"

Sequestri e arresti, la bufera esplose nel gennaio del 2013

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Firenze, 24 luglio 2015 - IL TUNNEL sotto Firenze? «Un concentrato di illegalità», venne definito da uno dei magistrati che ci ebbero a che fare. E, che si faccia o no, il famigerato passante sotterraneo di Firenze dell’Alta velocità ferroviaria è ormai un simbolo dell’infinito conflitto italiano fra quello che si vorrebbe fare e quello che invece, per la corruzione che unge ogni ingranaggio del nostro Paese, non arriva in porto mai. O vi arriva a costi esorbitanti. Se in Francia il costo medio dell’alta velocità ferroviaria è di circa 10 milioni a chilometro e in Italia s’impenna fino a 61, cioè sei volte di più, qualche motivo ci sarà. Quel motivo si chiama corruzione e di esso si stanno occupando ormai da anni la procura della Repubblica e il Ros dei carabinieri di Firenze, l’unità investigativa che più ha lavorato con efficacia su tale argomento.

L’INCHIESTA sul sottoattraversamento della Tav a Firenze esplose nel gennaio del 2013 con il sequestro di «Monna Lisa», la trivella, colorata di viola, che avrebbe dovuto scavare il buco sotto la città ma che, si scoprì, non avrebbe mai potuto fare neppure un metro poiché assemblata con materiali scadenti, così come scadenti erano i conci di rivestimento del tunnel che, ad alte temperature, rischiavano addirittura di prendere fuoco. Sono trentadue le persone (e sette le società) che stanno partecipando da imputate all’udienza preliminare in corso – l’ultima puntata pochi giorni fa – davanti al giudice Alessandro Moneti. A vario titolo sono chiamati a rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, truffa, frode e traffico illecito di rifiuti. L’autorità anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone è tra le parti civili ammesse assieme ai ministeri dell’Ambiente delle Infrastrutture e Trasporti, più Rete ferroviaria italiana. Tra i 32 imputati ci sono l’ex presidente di Italferr ed ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, accusata di aver favorito Nodavia e Coopsette negli appalti sulla Tav, più vari dirigenti di società appaltatrici ed organismi pubblici.

UNA PARTE non secondaria dell’indagine aveva riguardato lo smaltimento delle terre di scavo, che sarebbero state declassificate da fanghi a materiale non inquinante o smaltite con modalità inadeguate. Le intercettazioni del Ros rivelarono poi che gli scavi per la stazione sotterranea avevano lesionato la scuola media Rosai e nessuno si era preso la briga di avvertire il Comune. «La cosa preoccupante non è il fatto di aver fatto una crepa alla scuola che fa morir dal ridere... è il sistema dell’organizzazione che nessuno.. cioè te gli potevi fare una crepetta o la potevi alzare di un metro... nessuno se ne sarebbe mai accorto... cioè perché se noi la facevamo proprio crollare noi non ce ne saremmo manco accorti perché cioé i dati... i dati non li controllavamo...». A parlare era Furio Saraceno, presidente del cda di Nodavia. Nove mesi dopo verrà arrestato assieme all’ex governatrice dell’Umbria, Lorenzetti.

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