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Striscioni, cori e fumogeni. L’ultimo saluto a Marco

Chiesa gremita durante i funerali di Pezzati morto in un incidente in Calabria. Parole toccanti del fratello e degli amici. Il cielo si tinge di viola all’uscita della bara .

Striscioni, cori e fumogeni. L’ultimo saluto a Marco

Il viola della sua Fiorentina a macchiare con i fumogeni il cielo intorno alla Badia di Settimo. E poi un volo di palloncini rosa e neri, i colori dello Sporting Arno, sua storica squadra. Il mondo cittadino del calcio si è stretto ieri intorno ad amici e familiari, per l’ultimo saluto a Marco Pezzati, 31 anni di Badia a Settimo, calciatore per il San Luca, squadra calabrese di serie D. Laureato in economia e commercio, con un’enorme passione per il pallone, il giovane ha perso la vita in un tragico incidente intorno alla mezzanotte di mercoledì scorso nel comune di Isca di Jonio, in Calabria. Inutili i tentativi di soccorso: a chi gli voleva bene non è rimasto altro da fare che salutarlo, ieri pomeriggio, in una Badia gremita anche all’esterno.

A dirgli addio c’erano le istituzioni, con i sindaci di Scandicci Sandro Fallani e di San Luca, Bruno Bartolo, il consigliere regionale Fausto Merlotti, i parroci don Rossano Carli di Ugnano, che ha ricordato con commozione di averlo visto crescere, don Celestino, don Ivo, don Momigli e i diaconi Stefano Becarelli e Claudio Raspollini. Toccante il ricordo del fratello, della ex fidanzata, ma anche di tanti, tantissimi amici, ex compagni di classe ed ex docenti del Salvemini. Presente il calciatore Federico Gatti e molti giocatori che avevano condiviso con Marco l’impegno in campo (aveva giocato per Scandicci, Sporting Arno, Gavorrano, FiesoleCaldine, Sangiovannese, Sammaurese, Trestina, Verbania, Città Sant’Agata, Cascina, Massese, Signa, San Luca e Fortis Juventus) e poi un fiume di tifosi viola. "Non abbiamo perso un calciatore – ha detto il presidente del San Luca, presente con una delegazione - abbiamo perso un amico e un grande uomo. Oggi tutti avrebbero voluto essere qui, ma il governo del calcio non lo ha permesso. In questo momento i suoi compagni sono in bus con una sua foto e la scritta ‘Pezza viaggia insieme a noi’".

Come un ragazzo sempre attivo, pieno di passioni e interessi lo hanno ricordato gli amici. "Non riuscivamo a starti dietro – hanno detto – perché, come dicevi tu, avevi un altro passo". Dopo la celebrazione, il feretro è stato portato a spalla fino all’uscita, dove "Merenda", come lo chiamavano in Curva Fiesole, è stato salutato da un volo di palloncini, da striscioni, cori e fumogeni. "Qua con una Pezza sul cuore, per riparare un gran dolore. Ciao ultrà Merenda" si leggeva in uno striscione. E poi a una sola voce: "Ovunque tu sarai – hanno gridato i tifosi - un coro sentirai: Pezza vive con noi".