STEFANO BROGIONI
Cronaca

Spaccio in carcere, nove indagati. E detenuti con il telefono

Si allarga l’inchiesta su «Solliccianino» e si arricchisce di dettagli choc. Fino a 120 euro per una pasticca. Resta in carcere la mamma-corriere

Carcere (foto di repertorio)

Firenze, 19 febbraio 2021 - Una pasticca di Subutex, un oppioide capace di stordire come una droga, al mercato clandestino di «Solliccianino» costava non meno di 80 euro, anche 120 sotto le feste. Le oscillazioni di questo particolarissimo borsino erano influenzate da tanti fattori, tra cui la difficoltà a reperirlo fuori e la difficoltà a farlo entrare dentro. 

Ma nelle celle della casa circondariale a custodia attenuata circolavano anche hashish e cocaina. Tutto questo facilitato dalla possibilità per quattro detenuti di comunicare direttamente con l’esterno tramite un telefono cellulare che era riuscito a sfuggire ai controlli.

L’inchiesta sulla droga a «Solliccianino» si allarga, dopo l’arresto avvenuto sabato scorso della madre di un detenuto che stava portando al colloquio un mini-carico di stupefacenti. Sono complessivamente nove gli indagati, al momento. 

Tra gli iscritti nel fascicolo del sostituto procuratore Gianni Tei ci sono Alessio Martini, il 24enne di Montelupo recluso al «GozzinI» dopo la condanna per il tentato omicidio di una 17enne avvenuto nell’ottobre del 2017 al parco dell’Ambrogiana, e sua madre Sabrina Caramico, arrestata sabato scorso in flagranza, assieme al 31enne marocchino Tofik Lamtahkame, mentre stava per introdurre nel penitenziario «soft» cinque grammi di cocaina, un po’ di hashish e le famigerate pasticche del farmaco usate per curare dolori e dipendenze. 

Gli altri indagati, sono detenuti o parenti di detenuti che nel corso dell’ultimo anno sono transitati dal Mario Gozzini: Patrizia Mazzarantani, 60 anni, Antonio De Luca, 49, Donato Lomonte, 50, Giovanni Trano, 40, Adino Kamberi. 

L’inchiesta è partita nel marzo dell’anno scorso, quando la procura ha avuto notizia dalla polizia penitenziaria della circolazione abusiva dei farmaci tra i detenuti (sono state sequestrate anche pastiglie contenente naloxone, componente del ’Narcan’) e ha avuto una prima impennata quando, il 20 dicembre scorso, è stato effettuato un primo sequestro di una piccola partita di stupefacenti destinata all’interno del penitenziario. 

Ma le indagini hanno permesso di scoprire che dal 20 ottobre scorso da dentro le celle del Gozzini partivano telefonate con cui quattro detenuti (Martini, De Luca, Lomonte, Trano), sarebbero riusciti, secondo le accuse, a comunicare con l’esterno.

Probabilmente, è proprio grazie all’intercettazione di questo apparecchio che si sono create le condizioni per l’arresto in flagranza di Sabrina Caramico e del suo amico nordafricano.

Sabato scorso, la polizia penitenziaria è andata a botta sicura: prima che la donna prendesse parte al colloquio con il congiunto, è stata perquisita e trovata in possesso di un assorbente imbottito di sostanze che avrebbe consegnato al figlio. 

Adesso, sia la Caramico che Lamtahkame si trovano a loro volta detenuti, nel vicino carcere di Sollicciano. Il gip, Federico Zampaoli, ha infatti convalidato l’arresto e disposto la misura della custodia cautelare in carcere.  Il sospetto è che le consegne andassero avanti da molto tempo, e che tra i detenuti di Solliccianino si fosse innescato un meccanismo ben oliato per un piccolo mercato interno.  Con l’aiuto dall’esterno, poi, sarebbero avvenuti anche i pagamenti. Sballarsi per non pensare alla reclusione per qualcuno, ma pure un business per qualcun altro.