«Io, violentata e fotografata dal parroco»

Firenzuola: una diciannovenne denuncia don Emanuele Dondoli. Spuntano altre immagini hard

Carabinieri (foto di repertorio)

Carabinieri (foto di repertorio)

Firenze, 22 agosto 2019 - Nel telefono di don «hard» c’era un archivio di immagini hot da far invidia ai siti specializzati. Ma soprattutto c’erano le foto di quel rapporto intimo tra lui e una ragazza di 19 anni con disturbi di personalità, oggetto di una denuncia alla polizia. «Violenza sessuale aggravata», contesta la procura: così la Chiesa fa i conti con un nuovo scandalo. A prescindere da quelli che saranno i risvolti penali dell’indagine, appena conclusa, dai magistrati di Firenze.

Siamo nell’Alto Mugello. Lassù, in cima all’appennino tosco-emiliano, don Emanuele Dondoli, 58 anni, prete da 31, governa le anime di diverse parrocchie. Ed è lassù che nei mesi scorsi ha bussato all’improvviso la polizia. Squadra mobile, roba seria: sventolando un decreto del magistrato, si sono presi gli apparecchi del parroco, perché qualche giorno prima, in questura, una delle sue fedeli, accompagnata dai genitori, aveva fatto una denuncia contro di lui.

«Il prete ha approfittato di me», dice la ragazza agli inquirenti. Racconta di essersi avvicinata a lui in un momento di «fragilità, disorientamento, confusione personale». Pensava di essere posseduta dal demonio, invece il diavolo si era impossessato di chi, con un unguento, le diceva che la stava benedicendo dopo averla fatta spogliare. Ed essersi spogliato anche lui.

E la prova, oltre che nelle parole a verbale, si è cristallizata nella perquisizione: gli scatti che il don ha scattato durante la loro intimità. E in effetti nello smartphone di don «hard», le foto c’erano davvero. Assieme a una collezione di immagini «amatoriali» di signore mature che faranno storcere la bocca ai suoi superiori. Anche se di denunce, è bene precisarlo, ce n’è soltanto una. E l’iter giudiziario è tutto da definire. Nei giorni di Ferragosto, l’ufficio diretto da Giuseppe Creazzo ha recapitato a don Dondoli l’avviso di conclusione delle indagini. La violenza sessuale è aggravata, secondo il pubblico ministero, proprio dal disturbo che affligge la giovane, assistita dall’avvocato empolese Elisabetta Renieri, «incapace» di esprimere il suo dissenso a tali atti «hot». Incapacità sancita da una consulenza, firmata dal dottor Rolando Paterniti, luminare di psichiatria forense. In pratica, stando alle perizie, la ragazza non è in grado di dire sì o no a un rapporto sessuale. Chi si approccia a lei compie un abuso. E figuriamoci se questi è il prete del paese; il quale avrebbe approfittato, dice il pm, delle condizioni di «inferiorità psichica» della ragazza.

Ma è proprio su questo terreno che si combatterà l’imbarazzante battaglia giudiziaria. Il difensore del religioso, l’avvocato Francesco Stefani, pensa a un incidente probatorio, mirato a ribaltare la «verità» psichiatrica del consulente del pm. Resta comunque l’aspetto morale riguardo alla condotta di un prete, a cui una fedele si era affidata per risolvere il suo malessere. Ma questo non interessa la procura.

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