Segretaria ferita: assolto E’ stato risarcito il danno

L’epilogo della querelle a Confindustria: "Non furono lesioni volontarie". L’accordo tra il direttore Bandinelli e la dipendente interrompe la causa

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FIRENZE

Finisce con un’assoluzione, dall’accusa di lesioni volontarie, il caso del direttore di Confindustria Firenze, Leonardo Bandinelli. Nel frattempo, Bandinelli ha risarcito il danno alla sua segretaria, Silvia Benedetti. E così, è stata ritirata la querela rispetto alla nuova riqualificazione dell’ipotesi di reato fatta dal giudice Antonio Pezzuti, ovvero le lesioni colpose, avvenuta all’esito del processo celebrato con il rito abbreviato.

Caso chiuso. "La sentenza ha confermato quanto da sempre sostenuto dal direttore Bandinelli circa l’involontarietà dell’episodio", commentano i suoi difensori, gli avvocati Antonio D’Avirro e Michele Ducci.

Accanto alla transazione che ha interrotto la contesa, è stato firmato anche un accordo di riservatezza tra le parti, fa sapere l’avvocato Mattia Alfano, legale della segretaria.

L’episodio oggetto del procedimento avvenne il 26 novembre 2020 negli uffici di Confindustria.

Erano tempi difficili, anche e soprattutto per colpa della pandemia. Quel giorno, la dipendente di Confindustria avrebbe chiesto a Bandinelli, senese, ex consigliere comunale Dc (dal 1993 al 1997), direttore della sede fiorentina dal 2018, di poter proseguire a lavorare in smartworking.

Nel mezzo del confronto, “decollò“ uno smartphone, che colpì la segretaria in faccia. Bandinelli si affrettò a chiedere scusa, corse in farmacia a comprare il necessario per la medicazione. E, visto il pericolo contagio, nessuno andò in ospedale.

Ma l’urto dello smartphone provocò comunque conseguenze serie, che tennero Benedetti fuori servizio per la bellezza di 135 giorni. Tra i referti prodotti, anche quello che riferisce di una emorragia sottocorneale.

Un episodio che imbarazzò l’associazione degli industriali, ma che il direttore Bandinelli ha sempre classificato come fortuito, non dettato da "questioni personali".

Anche se, denunciò la dipendente, in seguito alle sue rimostranze, le sarebbe stato “suggerito“ di restare a casa. "Io non ho avuto alcuna reazione, bloccata per il terrore ma ho avuto solo la forza di chiamare la mia collega e di invitarlo a chiamare la squadra di primo soccorso, come prevedono le nostre procedure", raccontò la donna nella querela.

Per questi fatti, era stata avviata anche una causa di lavoro. Quella penale, invece, si è conclusa con l’assoluzione per Bandinelli, ma anche con l’implicito riconoscimento dell’errore: non voluto, ma avvenuto.

ste.bro.

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